Proprio lì, non altrove, sta chi ha scoperto l’amore assoluto, che accoglie e si offre. Presso la croce dell’amato. Non è un caso che in quel luogo, in quel momento, in quella situazione di completo fallimento umano ci stiano solo coloro che hanno avuto a che fare con la predilezione amorosa e gratuita che Gesù ha fatto loro scoprire, ovvero le donne e il discepolo amato.
E proprio in quel frangente drammatico, avviene un affidamento reciproco della madre sua al e del discepolo amato, perché il rapporto di amore che hanno sperimentato con Gesù possa continuare. Non sembra quasi di stare assistendo a una crocifissione, ma piuttosto ad una scena di contemplazione.
Dei presenti non si dice cosa provassero: ciascuno di noi può mettersi al posto delle donne e/o del discepolo amato e “rivivere” quella scena, e sentire dentro di sé i sentimenti che emergono… è il momento più cupo della vicenda umana di Gesù? O non piuttosto il momento, pur nella sofferenza, in cui ciascuno può scoprire cosa voglia dire per lui/lei che Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito per donarci la vita eterna?
Lino Dan SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato