Nemici amati gratuitamente per amare i nemici
Gesù parla oggi “a voi che ascoltate”, a te e a me che ogni giorno ascoltiamo la predicazione, e ci pianta un pugno secco nello stomaco: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano”. Allora, fai una lista dei nemici – però metti da parte il buonismo accogliente e tollerante che va tanto di moda – dettagliata e senza tralasciare nessuno. Dico sul serio eh: siediti un momento, e scrivi su un foglio chi ti ha mosso guerra per occupare i tuoi territori, usurpare il tuo posto, il ruolo, il potere… Comincia in famiglia, poi tra i parenti, poi nella comunità cristiana, poi al lavoro o a scuola, nel condominio. Scrivi quelli che ti odiano, dicono male di te e ti maltrattano.
Fatto? Non manca nessuno vero? Neanche il cugino che sono anni che non vedi? Bene. Leggi lentamente i nomi. Pensa a loro e a quello che ti hanno fatto. Ora alzati e inizia ad amarli, fagli del bene, a uno ad uno; che so, una telefonata, un regalo, un invito a pranzo o a passare un fine settimana a casa tua. Comincia a parlare bene di chi invece ti calunnia dal parrucchiere, al bar e perfino in parrocchia. Sì, pensa e dì bene di chi ha alluso su di te tante volte insinuando negli altri pregiudizi terribili su di te. Benedici quelli che hanno fatto terra bruciata intorno a te. E inginocchiati, ora, e prega per loro; e da oggi, ogni giorno, prega un rosario per ciascuno di quelli che ti maltrattano. Uno per quello che ti ha violentato quando eri piccola rendendoti schiava di un complesso nei confronti degli uomini e del sesso dal quale non riesci a liberarti; uno per chi ti ha umiliato davanti ai tuoi amici che ancora hai paura di dire la tua quando sei in mezzo a più di due persone; uno per chi ti ha picchiato e uno per chi ti ha preso in giro per il tuo peso, il tuo naso o le tue origini. E così via. Ecco, le parole di Gesù ci hanno detto più o meno questo. E molto di più. Ci hanno detto di consegnare la nostra vita proprio a chi ci vorrebbe vedere morti. Così, gratuitamente, lasciarci uccidere senza resistere, anzi, offrendo noi stessi, cominciando con i criteri, le opinioni, i progetti, e poi con i beni, il tempo, fino alla nostra carne, fino al sangue. In una parola: sali sulla croce del martirio per loro. Sì fratelli, siamo giunti oggi al cuore del cristianesimo. E’ doveroso aprire il nostro cuore e le nostre case e parrocchie ai profughi. Ma, come possiamo notare, non bisogna essere cristiani per farlo, basta un po’ di sensibilità e umanità. Per questo le parole del Papa sono ancora più taglienti: se neanche apri la parrocchia o il convento a una famiglia di migranti senza nulla, chiediti che razza di prete o religioso sei. Se non dai un pezzo di pane e una stanza a chi sta sfuggendo a una morte sicura, a che ti servono messe, rosari e pellegrinaggi? Siamo proprio all’ABC del cristianesimo. E invece… invece ci corre un brivido su per la schiena al solo pensiero che un siriano, islamico, venga a passare una sola notte a casa mia. Figurati un anno, o due, o tre.
Per questo Gesù ci dice oggi: a voi che andate a messa, che fate parte di comunità e movimenti, che vi siete alzati per ascoltare la mia parola io vi dico: se non amate i nemici, di cristiano, cioè del mio discepolo, non avete nulla. Perché un cristiano ama il nemico, sine glossa. Tutto il resto è puro ornamento; carino, fine e magari pure elegante per carità, ma assolutamente inutile. Non fa di te un cristiano. Ma è una follia pretendere di amare chi mi ha tolto l’onore (percuotere sulla guancia destra era il gesto con cui si sfidava a duello, come quando più tardi si gettava il guanto di manrovescio; ti sfido a riprenderti l’onore…). E’ assurdo e irragionevole fare del bene a chi mi ha fatto e continua a farmi male. Sì, essere cristiani è tutto questo e di più. Per questo Gesù ci sta aprendo gli occhi dicendoci che è impossibile diventarlo! Non basta illudersi di esserlo, e nemmeno volerlo e impegnarsi, perché di fronte al nemico vero evaporano tutte le buone intenzioni e gli sforzi si rivelano insufficienti. Bisogna rinascere nella Chiesa come figli dell’Altissimo! Rinascere e crescere nella fede per vivere da figlio di Dio. Ecco il significato autentico di quel “a voi che ascoltate”: “voi” indica i catecumeni che si preparavano a divenire cristiani, etimologicamente “quelli che ascoltano la catechesi”, ovvero la predicazione che “rieccheggia dall’alto”, dal Cielo, la Parola di Dio.
A voi dunque che con l’ascolto state preparandovi a ricevere il battesimo “io dico”: chi entra nell’acqua del fonte vi lascia sepolto l’uomo vecchio pagano e peccatore che ama quelli che lo amano, fa del bene a quelli che gli fanno del bene e presta a coloro da cui spera ricevere; e rinasce con Cristo in una vita nuova che ha vinto il peccato e la morte, e per questo ama oltre il peccato e la morte; essi sono vinti in lui, che ha sperimentato il perdono di Dio che lo ha rigenerato nelle viscere di misericordia della Chiesa. In essa il catecumeno non si è mai sentito giudicato né condannato; scoprendosi alla luce della Parola di Dio un suo nemico che ha maledetto e maltrattato migliaia di volte, ha sperimentato il suo amore conoscendolo come un Padre benevolo con lui, così ingrato, cioè incapace di fare nulla gratuitamente perché malvagio, ovvero senza bene dentro, senza la vita divina. Insomma, si è sentito amato da Dio così come è, al punto che ha offerto il suo Figlio in sacrificio per lui.
La Parola ascoltata ha aperto i suoi occhi sulla Croce dove Cristo ha consegnato se stesso in misura traboccante, sino alla fine, per strapparlo alla schiavitù del peccato con un amore senza riserve e condizioni, che ha riversato in lui per mezzo dello Spirito Santo. Fratelli, le parole di Gesù giungono oggi a noi per dirci proprio questo: coraggio, ti ho amato e ti amo quando mi hai maltrattato nelle persone che hai ingannato e sedotto, usato e gettato via come fossero oggetti; quando mi hai maledetto smontando pezzo a pezzo la dignità di un collega; quando hai rubato il mantello a chi aveva solo quello per coprirsi, non pagando le tasse senza pensare che qualche anziano, per causa tua, non avrebbe avuto da mangiare; quando hai preso ciò che non è tuo, mille volte al giorno, quella ragazza che appare nuda sul sito porno per esempio, per la quale ho pagato io con il mio sangue, come per la tua fidanzata, tua moglie, i tuoi figli di cui ti sei impossessato. Ti ho amato sempre, senza sperare nulla da te; ti ho dato tutto, lasciando che ti prendessi la mia vita, senza richiedertela. Ho fatto per te tutto quello che avrei desiderato tu facessi a me: ti ho ascoltato, consolato, guarito, anche se tu sei stato ingrato con me. E sai perché? Perché morendo crocifisso per te ho fatto a gara con il demonio e l’ho vinto, ricevendo così un premio grande e una misura traboccante mi è stata versata nel grembo: tu! Risorgendo ti ho ricevuto in dono, per salvarti nel grembo della Chiesa che è il mio corpo qui in terra. In esso siamo stati deposti, tu ed io, per rinascere e vivere la vita di Cristo che ha vinto la morte: per questo possiamo amare oltre la morte che ci procura un nemico. Amarlo non è dunque una legge o un comandamento, è, semplicemente, la vita eterna che abbraccia coloro che, quanti ne sono sprovvisti, rifiutano come una minaccia. Ma se siamo rinati con Cristo e abbiamo in noi la sua vita traboccante e infinita, non temiamo più nessuno: chi potrebbe rubarci un tesoro inesauribile? Se siamo risorti con Cristo e per questo già seduti con Lui alla destra del Padre, chi potrebbe insidiarci il posto? Come Gesù potremo allora offrire la vita prima ancora che vengano a strapparcela, perché con la misura con cui siamo misurati da Lui misuriamo anche noi; un cristiano, infatti, non ha più le unità di misura dei pagani, i criteri e il pensiero del mondo. Perché ogni situazione che siamo chiamati a vivere è eccezionale e necessita un amore smisurato, che, come il Nilo, tracimi dal letto abituale, quello dell’ordinaria amministrazione dei compromessi ipocriti e impauriti, per fecondare e donare la vita. Un cristiano è “alter Christus”, un altro Cristo; debole certo, e ancora peccatore, ma che cosa vuoi che sia un granello di sabbia (i nostri peccati) se paragonato con una spiaggia di mille chilometri (il suo amore)? Coraggio allora, perché proprio noi che ascoltiamo stiamo camminando nella Chiesa per essere trasformati, giorno dopo giorno, nell’immagine del Padre celeste, assomigliando ogni istante di più al suo Figlio diletto, nel cui grembo misericordioso è accolto e amato ogni uomo.
AUTORE: don Antonello Iapicca
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