Commentando il brano proposto ieri dalla liturgia dicevo che, a mio giudizio, le beatitudini sono il più grande invito alla conversione contenuto nell’intero Vangelo.
Oggi il testo, prosieguo di quello letto nella giornata precedente, ci mostra cosa succede nella vita di coloro i quali si sono convertiti alla buona novella: riescono a mettere in pratica le parole di Cristo, del tutto sovversive rispetto alla logica mondana.
Chi, infatti, assume la misericordia come proprio stile di vita, conforma il proprio agire a quello di Gesu’ e, pertanto, gli sembrerà del tutto normale non applicare ai suoi rapporti la logica del “ do ut des “ ma quella dell’amore e della gratuità, che gli consentirà di “ amare i propri nemici “, di “ benedire coloro i quali lo maledicono “, di “ pregare per coloro i quali lo trattano male “.
Vivere in tal modo, senza rancore, senza odio, senza aspettative di contraccambio, è liberante, riconcilia con la vera essenza dell’uomo, che è quella della fraternità e della relazione amichevole, e consente di ottenere la piu’ grande ricompensa che si possa sperare: “ essere figli dell’Altissimo “.
E, allora, “ adottiamo una beatitudine alla volta “, facciamole, a mano a mano, tutte nostre, perché ognuna di esse rappresenta un pezzo della strada da percorrere per arrivare ad una “ piena conversione “, necessaria per essere “ figli dell’Altissimo “.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.