Le Beatitudini ossia il decalogo della felicità che ci offre Luca si differenzia da quello di Matteo perché Luca inserisce l’antitesi dei cosiddetti “guai” che potremmo tradurre in un linguaggio a noi più vicino :” Poveri voi” “ahimé”, indirizzato a coloro che non vivono secondo il vangelo. Più ci discostiamo dal vangelo, che è la fonte della nostra felicità, più dovremmo batterci il petto e dire a noi stessi: Povero me! Soprattutto quando siamo adulati dalla gente…
e questo può venire a livello non solo religioso, ma sociale, politico… quando ci troviamo di fronte a dei manipolatori anche di Masse, di collettività. La vera felicità sta nel conformarsi al vangelo sempre e in tutto, e i guai che Luca ci propone sono un test per capire se siamo nella linea del Vangelo, e in particolare l’ultimo, quello che ci pone di fronte all’opinione degli altri.
Come gli altri ci vedono? Quando siamo applauditi da tutti dobbiamo interrogarci ancora di più se la nostra vita è conforme a quella del maestro perseguitato e deriso escluso, calunniato. Quando non troviamo queste coordinate nella nostra vita dobbiamo temere di essere al di fuori del Vangelo perché il discepolo somiglia in tutto al maestro.
Quindi è vera la beatitudine che Luca ci offre quando l’opinione pubblica ci allontana, ci esclude, ci deride perché siamo legati al vangelo allora quella è la nostra beatitudine. Quella è la felicità. Oggi possiamo riflettere proprio su questo ultimo punto. Perché ci fa capire anche il nostro posto, nostro ruolo in questo mondo. La vita che ci è stata donata non è un fatto privato, ma pubblico cioè lascia un’impronta, lascia un’orma su questa terra e la felicità sta nel sapere di lasciare la stessa Orma che ha lasciato Gesù, di lasciare su questa terra un segno di felicità, un’indicazione per il Cielo. La falsa profezia ci esclude da tutto questo.
E allora…poveri noi!
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade