Questo brano segue immediatamente quello di domenica scorsa e appartiene ancora al discorso “ecclesiale” di Matteo: al tema della correzione fraterna si aggiunge la grande parabola del perdono. Il senso del racconto si comprende alla fine con l’intervento risolutivo del signore: l’ultima parola è la sua e il perdono concesso viene revocato.
Tutto riparte dal fatto che gli altri servi furono addolorati per l’atteggiamento sbagliato del loro collega: la scena richiama il tema della correzione del fratello che sbaglia ed è importante sottolineare che gli altri servi non s’arrabbiano, ma si addolorano, sentendo che c’è una perdita e una rovina.
La parabola intende, nell’ottica di Matteo, mostrare proprio l’atteggiamento dei cristiani – servi a cui è stato condonato il debito — che sono nel mondo testimoni della magnanimità di Dio: perciò Gesù chiede che questa grandezza d’animo sia realizzata di fatto nella esperienza della comunità cristiana.
Quel servo è definito «malvagio» perché non ha imitato il suo signore, non ha avuto misericordia del suo compagno come il Signore ha avuto misericordia di lui. Il punto di partenza infatti è la misericordia di Dio, perché non è l’uomo la misura del perdono. Dio è fonte di misericordia che previene ogni merito: ma se la persona «perdonata” non usa tale grande dono, il dono viene revocato.
Il Signore prende l’iniziativa e ci perdona, ma se quel perdono non viene fatto fruttificare, non serve a nulla, anzi rovina e danneggia chi lo ha ricevuto.
AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV
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