Commento al Vangelo del 6 Settembre 2020 – p. Ermes Ronchi

Se amiamo siamo capaci di correggere senza ferire

Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 6 Settembre 2020.

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. In mezzo a loro, come collante delle vite. Essere riuniti nel suo nome è parola che scavalca la liturgia, sconfina nella vita, Quando due o tre si guardano con verità, lì c’è Dio. Quando gli amanti si dichiarano: tu sei la mia vita, osso delle mie ossa, lì c’è Dio, nodo dell’amore, legame saldo e incandescente. Quando l’amico paga all’amico il debito dell’affetto, lì c’è Cristo, uomo perfetto, fine ultimo della storia, energia per ripartire verso il fratello, che se commette una colpa, tu vai, esci, prendi il sentiero e bussi alla sua porta. Forte della tua pienezza.

Ciò che legherete sulla terra, ciò che scioglierete… Legare non è il potere giuridico di imprigionare con giudizi o sentenze; sciogliere non significa assolvere da qualche colpa o rimorso. Indica molto di più: il potere di creare comunione e di liberare. Come mostra Gesù, alle volte mano forte che afferra Pietro quando affonda e lo stringe a sé; alle volte gesto tenero che scioglie la lingua al muto, disfa i nodi che tenevano curva una donna da diciotto anni (Luca 13,11) e la restituisce a una vita verticale. Ogni volta che fai germogliare comunione o liberi qualcuno da qualche patibolo interiore, lì sta lo Spirito di Gesù. In mezzo: non semplicemente nell’io, non soltanto nel tu, ma nel legame, nel “tra-i-due”. Non in un luogo statico, ma nel cammino da percorrere per l’incontro. […]

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LEGARE SCIOGLIENDO, SCIOGLIERE LEGANDO

Mai senza l’altro.
Voce di Ezechiele: ti ho fatto sentinella, custode, eco per i tuoi fratelli. Voce di Paolo: avete un solo debito, quello dell’amore reciproco.
In una società competitiva, il cristiano è un custode, un riconoscente intercessore di altri. Non è un pretendente, ma è uno debitamente grato al suo prossimo.
In una società dove l’uomo è solo un essere sociale, al credente questo non basta, per lui Dio è seminato nei solchi stessi dell’umanità.
Quando due o tre si guardano con verità, lì c’è Dio. Quando gli amanti si dichiarano: tu sei la mia vita, sei osso delle mie ossa, lì c’è Dio, nodo dell’amore, legame saldo e incandescente. Quando l’amico paga all’amico il debito dell’affetto, lì c’è Cristo, l’uomo perfetto, fine ultimo della storia, energia per ripartire verso il fratello, che se commette una colpa, tu vai, esci, prendi il sentiero e bussi alla sua porta. Forte della tua pienezza.

Il perdono non consiste in un dovere, ma in una decisione. Non nasce come evento improvviso, ma come percorso, e il suo scandalo, che va contro i nostri istinti, sta nel fatto che è la vittima a dover convertirsi, non colui che ha offeso.
Tu non lasciare che l’offesa subita occupi la scena, non abbassarti di fronte al male, che diventerebbe più forte, ma fai il primo passo, riapri tu per primo il dialogo.
È il modo giusto per esserne liberati.
E puoi fare di più: intervenire nella vita dell’altro toccandolo nell’intimo, non grazie ad un ruolo o una presunta verità, ma perché dentro te si è incarnata la parola fratello, come afferma Gesù.

Solo se porti peso e gioia dell’altro, sei autorizzato ad ammonire. Se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello, perché solo la fraternità, legittima il dialogo. Non quella politica, in cui si misurano le forze, ma quella evangelica, in cui si misurano le sincerità.
Dio è l’autostrada che ci porta gli uni verso gli altri.
Accetterò la tua verità purché si sposi con la tenerezza (E. Pound).
Il Vangelo sempre ci chiama a pensare in termini di “noi”.
Non nell’illusione dei grandi numeri, ma lontano dal palco, iniziando dalla più piccola comunità: io-tu.
Nel cuore della vita.
Ciò che scioglierete avrà libertà per sempre, ciò che legherete avrà comunione per sempre. E’ un crescendo fino al culmine: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
Non nell’io, non nel tu, il Signore ONNIABBRACCIANTE tra me e te, nel legame.
Dio è lì.

Ma a cosa serve la presenza di Cristo? Che cosa genera?
E’ la forza che convoglia Dio nell’umano torrente.
Infatti: scioglierete, come lui ha sciolto Lazzaro dalle bende mortali, e sarà libertà infinita; legherete, come lui ha legato a sé uomini e donne, e sarà comunione infinita.
Sapienza pura e pulita dell’amore. Maestro saggio, che sa quando trattenere e quando lasciare andare.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: AvvenirePAGINA FACEBOOK

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