L’analogia del vestito e del vino vecchio e del vestito e del vino nuovo evoca un’altra analogia, usata da San Paolo, quella dell’uomo vecchio e dell’uomo nuovo.
Le analogie si arricchiscono a vicenda. Dall’analogia del vestito, impariamo che la vita spirituale non è opera di découpage, di tagliar cuci cosmetico ed esteriore, ma è un’opera di cambiamento interiore. È la visione che deve cambiare e non ciò che si vede. È il cuore che deve cambiare e non l’abito.
Dall’analogia del vino, impariamo un fatto capitale à cui bisogna prestare molta attenzione. Ascoltiamo Gesù: «Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!». C’è una certa attrattiva dell’uomo vecchio che ostacola il far spazio a Cristo, uomo nuovo che fa nuove tutte le cose. Chiediamo allora di essere rinnovati interiormente e di rivestire Cristo nuono nuovo.
Chiediamo di essere condotti con lui nella «stanza del re» per ricordare le sue tenerezze inebrianti più del vino.
Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.