“Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”
In un momento di svolta, dopo che Pietro ha riconosciuto Gesù come messia, Gesù disorienta i suoi parlando del suo cammino in termini di sofferenza, rifiuto e morte. Le scelte di Gesù mettono in crisi infatti il modo di concepire un messia di tipo politico, della gloria e dell’affermazione.
Fino a questo momento Gesù nei suoi gesti e parole aveva annunciato il ‘regno di Dio’ come vicinanza ai poveri e dono di vita per tutti. Ora il suo insegnamento si concentra sulla cerchia dei discepoli. Gesù prospetta il suo cammino e dice loro che dovrà affrontare il rifiuto di quelli che contano, la sofferenza e la morte. E’ una prospettiva ben diversa dalle attese di Pietro che l’ha riconosciuto come messia ma che ora reagisce con forza: ‘Dio te ne scampi, Signore, ciò non ti accadrà mai’.
Viene così posta in risalto l’opposizione di due modi di pensare al messia. Pietro pensa in modo religioso, e attende un messia che s’impone in termini di potenza e riconoscimento. Attendeva in Gesù il volto di un re dominatore, capace di instaurare un nuovo ordine politico e sociale. Si rifiuta di pensare che Gesù sia messia nella via della debolezza, che deve subire ingiustizie, sofferenza e morte. Pietro pensa in termini di affermazione, di vittoria, di potenza secondo gli uomini: la sua logica è quella del successo. Si pone anche come maestro davanti a Gesù e gli indica che per quella strada non potrà giungere da nessuna parte.
Gesù reagisce alle parole e agli atteggiamenti di Pietro: il suo modo di pensare è ostacolo e inciampo (scandalo) sulla sua via. Da qui l’accusa di essere in tale modo il divisore e di compiere l’azione di satana/divisore. E’ un pensare non secondo Dio ma secondo gli uomini. Gesù chiede a Pietro di seguirlo con un cambiamento di mentalità: non è sufficiente affermare che egli è messia, anzi una espressione teorica staccata dalla sua vita e dal seguirlo si pone addirittura in contrasto con lui. Per vivere un cambiamento è necessario porre i propri passi sulla sua via. Gesù afferma un primato dell’esperienza sulla teoria.
Alcune condizioni per entrare in rapporto autentico con lui sono poste da Gesù. Chiede innanzitutto di ‘rinnegare se stessi’. Non si tratta di una richiesta di mortificazione. Gesù desidera persone libere che lo seguano, ma il primo passo da compiere è liberarsi dall’idolatria del proprio io, dalla sete insaziabile di guardare alla vita e agli altri secondo i propri interessi, dalla pretesa di stare al centro e di affermarsi a scapito degli altri. E’ un invito a uscire dai ristretti orizzonti dell’egoismo per spendere la vita senza ripiegamenti. E’ un invito da accogliere sia per la vita personale sia per la comunità ed in tal senso è forte provocazione contro ogni tipo di esclusivismo e di autoreferenzialità: Gesù chiede di allargare i propri pensieri, assumendo lo sguardo di Dio.
Una seconda condizione è prendere la propria croce: ancora non è un invito a rassegnarsi e a rimanere inerti di fronte alla sofferenza, addirittura cercandola. Gesù al contrario chiede di lottare contro la sofferenza degli altri e propria. Invita a seguire lui che ha dato se stesso per liberare i poveri e per donare speranza anche in situazioni di ingiustizia e di morte. Prendere la croce è richiesta esigente da parte di Gesù di camminare sulla sua via. Nel dono di sé e nel servizio la vita non viene perduta ma trova il suo compimento. Prendere la croce si può tradurre allora come attuare un amore gratuito e senza confini nell’operare accoglienza, ascolto, cura, ospitalità. Questa prassi di Gesù che scardinava i privilegi e le sicurezze dei poteri politici e religiosi, inaugurando un modo di vivere nella fraternità ha suscitato la reazione contro di lui fino alla decisione di farlo morire.
Gesù ai suoi dice che questa è la via della risurrezione perché in essa si potrà trovare la vita autentica secondo il pensiero di Dio. L’invito e la richiesta di Gesù a suoi è di seguirlo non per perdere ma per trovare la vita. Si attua così il paradosso di cui Gesù è testimone: nel perdere la vita per Dio e per gli altri si potrà accogliere il suo fiorire come dono di comunione.
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.