Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 23 Agosto 2020

Cesarea di Filippo è uno dei luoghi più lontani da Gerusalemme visitati da Gesù durante il suo pellegrinaggio. In questo luogo, lontano dal chiasso dei grandi mercati, dagli impegni quotidiani, dalle idee urlate nelle sinagoghe, Gesù pone ai suoi discepoli due domande.

La prima: «chi dicono gli altri che io sia?»
I discepoli devono riportare alla memoria tutte le idee, dicerie che hanno sentito dire su Gesù, sulle quali non si sono soffermati e che, comunque, hanno scavato in profondità nei loro ragionamenti. Elia, Geremia, qualcuno dei profeti… i discepoli richiamano e rivelano di credere in gente morta e non compresa pienamente in vita. Per la proprietà transitiva potremmo dire, esagerando, che avevano “sepolto” Gesù prima ancora che arrivasse il suo momento.

Poi la seconda domanda: «ma voi» cosa ne pensate di tutto ciò?
La prima rottura è proposta proprio da Gesù: “ma”. In quella piccola congiunzione avversativa un cambio radicale di prospettiva, che consentirà ai discepoli di riprendere il viaggio verso Gerusalemme, con una nuova consapevolezza. Nella risposta di Pietro Gesù si rivela come il Vivente, non più relegato a un monumento funebre venerato da molti.

Anche noi possiamo chiedere a Gesù di avere con lui questa conversazione. In questo periodo di estate inoltrata probabilmente siamo nel momento più lontano dal nostro centro quotidiano, dalla nostra Gerusalemme. In questa regione della nostra vita possiamo sederci e provare a rispondere insieme ai discepoli alle domande di Gesù. Riconoscere in Gesù il figlio di Dio, il Vivente, significa aver colto il centro della vita cristiana. Non è detto che siamo pronti come Pietro a dare quella risposta così forte o a seguirla. Con lui, cioè con le nostre comunità, possiamo comunque provarci.

Matteo Palma


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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