Medita
La parabola che troviamo nella lettura di oggi ha come primi destinatari quanti continuano ad avversare e a complottare contro quel Nazareno dal quale intuiscono la pericolosità. Il suo seguito e i discepoli che lo accompagnano sono il segno evidente che occorre fermare Gesù.
Le parole che il Galileo rivolge ai capi dei sacerdoti e ai farisei riconducono alla storia di salvezza di Dio che invita tutti alla festa, alle nozze, al Regno. Gli invitati che rifiutano l’invito, al punto da uccidere anche i servi (sappiamo bene che morirà anche il Figlio del Re), sono i rappresentanti più autorevoli di chi poteva cogliere la novità che portava l’Emmanuele. Ma il loro rifiuto porterà i servi ad invitare tutti gli altri senza distinzione di ceto sociale o di appartenenza religiosa.
Tutti: senza nemmeno verificarne il merito o la condotta personale.
Tutti: a nessuno viene impedito di raggiungere la sala delle nozze, anche se qualcuno poi si rifiuterà di far parte dei commensali. Mentre prima l’invito era riservato, ora l’accesso è garantito a chiunque.
La nota finale della parabola sintetizza i fatti che contrassegnano la vita pubblica dell’Emmanuele. Allo scontro con i primi che dovevano accogliere la sua venuta e riconoscerlo Messia seguirà la chiamata universale di salvezza.
Ecco perché, nella parabola come nella Chiesa, svolgono un ruolo essenziale i servi. Nella parabola come nella Chiesa nascente e nella Chiesa di oggi sono coloro che portano il messaggio di salvezza agli uomini. Dio chiama a collaborare l’uomo per salvare tutte le sue creature.
Le quali restano libere anche di cacciare i servi, fino ad ucciderli.
Ai discepoli il Signore consegna un altro messaggio. Egli che è misericordia ama tutti; non fa preferenze e desidera che tutti vivano. Questo è il punto centrale che i suoi amici devono comprendere bene per essere capaci poi di trasmetterlo.
Dio è giusto: consegna un denaro a coloro che avevano pattuito quella cifra; quelli del mattino e del pomeriggio accettarono il lavoro senza nemmeno conoscere la ricompensa, confidando nella giustizia del padrone; ancor di più gli ultimi. Un denaro corrispondeva alla spesa giornaliera per mantenere la famiglia: cosa avrebbero portato a casa quelli delle cinque?
Gli ultimi sono coloro che maggiormente hanno fede nel Risorto, coloro che pongono ogni speranza nel Signore, morto per salvare ogni uomo. I primi meritano la salvezza tanto quanto gli ultimi. Anziché una gioia condivisa, c’è chi mormora. Come quel fratello maggiore infastidito dall’accoglienza riservata dal padre al fratello minore. Ma il Padre è misericordia.
Rifletti
I discepoli si saranno riconosciuti nella figura dei servi della parabola di Matteo. La morte di Gesù ha fatto capire loro che l’annuncio della buona novella porterà ad altre morti.
Come avverrà in tutti i secoli. Oggi ricordiamo il dottore della Chiesa Bernardo che operò nel XI-XII secolo. Non mancherà mai chi vive le parole del Signore.
“Molti sono chiamati”: lo siamo anche noi.
Prega
Portami sulla croce che dà la salvezza agli erranti,
soltanto nella quale c’è riposo per gli affaticati,
soltanto nella quale vivranno tutti quelli che muoiono.
(Ambrogio, Commento al Salmo CXVII 22, 30)
AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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