don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 20 Agosto 2020

Vestiti a festa

Il cammino di Gesù è giunto a Gerusalemme dove subito è emersa la contraddizione nell’accoglienza della folla che lo inneggia come profeta e quella di chi complotta perché muoia. Vengono narrate tre parabole nelle quali si mette in evidenza l’attenzione riservata ai profeti e la risposta data alla Parola di Dio di cui sono annunciatori. Nella prima viene delineata la figura del vero credente che, come il figlio inizialmente riluttante, obbedisce facendo la volontà del padre e andando a lavorare nella vigna; il falso credente è invece come il primo figlio che solo a parole è fedele al padre, mentre nei fatti gli volta le spalle. Nella seconda parabola s’inizia a denunciare il motivo della disobbedienza e le sue conseguenze. Disobbedire significa appropriarsi di ciò che si dovrebbe amministrare. L’avidità e l’orgoglio portano al rifiuto dei servi del padrone inviati a raccogliere i frutti e richiamare i vignaioli alla loro responsabilità. La concupiscenza porta persino ad uccidere. Infine, la terza parabola vede come protagonista, dopo il padre dei due figli e il padrone della vigna a cui viene ucciso persino il figlio, il re che organizza per i suoi sudditi la festa in occasione delle nozze del suo figliolo. Come nella seconda parabola, entrano in scena i servi che sono inviati per invitare alla festa, ma essi ricevono indifferenza, dinieghi, opposizioni e persino atti di violenza. 

Le nozze sono il simbolo dell’alleanza con Dio che come re buono non desidera altro che condividere la sua gioia nella festa. Le preoccupazioni del mondo, gli affari spengono nei sudditi il desiderio di partecipare alla gioia del loro Signore. Quanta stoltezza c’è nel rifiutare la condivisione della gioia, la grazia di Dio, perché ripiegati su se stessi alla ricerca di surrogati di pace e felicità. Il rifiuto della grazia di Dio ci imbruttisce, ci rende bestie fameliche che credono di risolvere ogni problema con la violenza.

Dio non si arrende rivolgendo l’invito a tutti. I discepoli di Gesù sono inviati al mondo intero perché tutti possano essere raggiunti dalla parola di Dio che li chiama a fare festa con Lui. La Chiesa accoglie tutti, perché tutti sono chiamati, cattivi e buoni. Essere nella Chiesa non significa automaticamente partecipare alla festa perché bisogna vestirsi dell’abito nuovo che il re dà agli invitati. Accogliere l’invito di Dio, offerto a prescindere dalla provenienza, dai meriti o colpe, dalla mentalità, dalla cultura, dalla fede professata o non professata, richiede di indossare la veste nuova. Per vivere la festa è necessario fare proprie le virtù di Dio, cioè permettergli di rivestirci del suo Spirito affinché la nostra umanità, brillando per mitezza, pazienza, benevolenza, misericordia, rifletta la straordinaria bellezza di Dio. 

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!  


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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