Per essere i più grandi nei cieli, dovremo farci più piccoli qua sulla terra, perché il regno dei cieli è il regno dei piccoli e umili. L’umiltà, la parola che è quasi sparita dalla nostra cultura odierna, è la parola chiave che apre le porte dei cieli.
Ma l’umiltà, la piccolezza non è soltanto una parola, è molto di più di una parola, è un atteggiamento, è uno stile di vita che spesso non si nota nelle persone adulte, perché loro sono occupati continuamente della posizione, delle poltrone e di troni che devono conquistare: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». La sete del essere qualcuno o qualcosa è la peggior malattia, è il cancro prodotto dal nostro egoismo.
Invece, nei piccoli, nei bambini l’umiltà si dimostra chiaramente nel loro atteggiamento di fiducia ai loro genitori, e a quelli che sono responsabili della loro vita: “Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”
Noi non siamo bambini, ma per forza dobbiamo diventare interiormente, cioè dovremmo capire che la nostra bravura non ha salvato nessuno e non salverà nemmeno noi. Ciò che può salvare noi, e gli altri è iniziare a fidarsi nell’amore di Dio, iniziare a dipendere dal suo amore e non dalle nostre bravure che provocano in noi quel cancro di egoismo.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap