p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 11 Agosto 2020

Non so se capita anche a voi di sentire un po’ di stanchezza di fronte alla sfrontatezza dell’amore del Padre per il fratello. Quel fratello che noi disprezziamo, e ce ne sarà ben un motivo, il Padre lo prende a cuore. Quel fratello che tanto si meriterebbe so ben io che cosa, diventa il centro dei pensieri e delle cure del Padre.

Ma si potrà? Ehi, Dio è amore, ci diciamo, e proprio perché tale la sua misericordia è proporzionale alla miseria del figlio amato. Più uno si perde e più Lui aumenta la dose di amore a lui destinata. Meno uno ha bisogno di Lui e meno Lui destina amore.

Questo Padre che ama i suoi figli e che va dietro al figlio perduto che è il suo stesso Figlio che si è staccato dal monte della Trinità per farsi uno come noi, fino a perdersi pur di trovarci. Uffa! In ogni smarrito il Padre vede il Figlio crocifisso e noi, se vogliamo e non ci accontentiamo di sbuffare, possiamo vedere il Signore stesso.

Per noi, il nostro Padre, è la gioia di chi ha scoperto un tesoro, di chi ha trovato la perla preziosa, la pecora smarrita, ricercata e trovata. Il fatto di lasciare le novantanove certe per quella incerta e perduta, è giudicata follia, se non peggio, da noi. Lui invece in ogni smarrita vede il Figlio amato, per questo la smarrita ha valore incalcolabile agli occhi di questo nostro Pastore.

Lui lascia le novantanove per andare alla ricerca della smarrita, che per noi non conta. Non ce la faremo mai, fino a che non accoglieremo il dono dello sguardo del Padre, che vede con occhi di Padre, che dico: con occhi di Madre!

Il bambino è bisognoso di accoglienza e l’atto dell’accoglienza è atto fondamentale dell’amore. La madre accoglie il figlio e gli permette di vivere in sé. Dio Madre accoglie ogni uomo in sé e ci permette di diventare come Lui. Lui ci genera, abbiamo il suo DNA. Se permettiamo a Lui di agire, Lui ci porterà ad essere come Lui, accoglienti e generanti.

Siamo dunque chiamati a divenire materni nei confronti degli altri, uffa! Uno è in quanto è accolto, appena è respinto anche a certe frontiere, non è più. La legge vale più della sua faccia: sei fuorilegge, non hai diritto a venire qui né tantomeno a stare qui. Uffa! Non si finirà più!

Accogliere è concepire l’altro. Ma per questo problema abbiamo dei buoni anticoncezionali che creano delle belle barriere in noi giustificando ogni nostra azione disumana, fedele al diritto di proprietà e di “è casa nostra”.

Accogliendo io dono una vita in più a lui che accolgo ed è una vita in più dentro di me. Io sono in quanto accogliente e in quanto accolto divengo accogliente. In quanto accogliente sono generante: è quella vita che sboccia in me ed esce da me, lanciata sulle strade della vita.

In fondo, uffa!, accogliere è la vera grandezza di chi si fa piccolo per lasciare in sé spazio all’altro: all’apparenza ci restringiamo, secondo i nostri criteri di buon senso, in realtà, secondo Dio Madre, ci dilatiamo in noi e fuori di noi.

È dunque chiaro che accogliendo i più piccoli noi veniamo salvati da quel Figlio che senza saperlo abbiamo accolto dandogli acqua per la sua sete e pane per la sua fame. Da lì e solo da lì può nascere quella fraternità che senza di Lui risuona solo come vuota ideologia. Uffa!


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
FONTE
SITO WEB: https://scuolaapostolica.com
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UCmWv4rjT9JC1OJlyqzGS9mQ
PAGINA FACEBOOK:
https://www.facebook.com/ScuolaApostolicaSacroCuore/
INSTAGRAM:
https://www.instagram.com/scuolaapostolicasacrocuore/

Read more

Local News