Medita
Il brano di oggi è l’unico tratto dal capitolo 17 del vangelo di Matteo, un capitolo che chiude la sequenza dei capitoli 13–17 conosciuti come il “Discorso in parabole”.
Come nel testo di ieri, anche in questo, l’evangelista mette in luce la povertà e l’incapacità umana di comprendere il mistero di quell’uomo che pur seguono. Ascoltano le parole autorevoli del Maestro, hanno il privilegio di vedere segni stra-ordinari, lo frequentano da tempo, eppure faticano a dimostrare la loro fede nella quotidianità.
L’occasione è data da una mancata guarigione da parte dei discepoli e il successivo segno compiuto dal Signore. “Per la vostra poca fede”: il Nazareno non evidenzia la mancanza di fede nei loro confronti. Segnala che è poca. Non è ancora sufficiente.
I suoi amici hanno provato a sanare una persona gravemente colpita e dato ascolto ad un padre senz’altro distrutto dal dolore e disperato. Hanno compreso bene, quindi, dall’esempio di Gesù, l’attenzione primaria per i deboli, per gli esclusi, per i malati, per i reietti dalla società dell’epoca. L’insegnamento del Galileo è stato recepito: manca, però, ancora qualcosa.
La vera e completa fede nel Risorto è capace di superare ogni ostacolo e trasformare ogni situazione: lo sperimenteranno Pietro e Paolo capaci, grazie al Figlio di Dio, di sanare malati e ridare vita a chi l’aveva perduta. È la stessa fede di san Domenico di Guzman che, secoli dopo, opererà i medesimi segni per volontà di Dio.
È difficile pensare come la misericordia di Dio si spinga fino rendere possibile tutto questo: siamo una generazione incredula. Non crediamo che il Padre ci ami fino a questo punto e fatichiamo a riconoscere i suoi segni compiuti servendosi, talvolta, anche di noi povere e fragili creature.
Rifletti
Sappiamo dai vangeli la difficoltà di Pietro a capire l’insegnamento del Maestro. Eppure fu scelto guida della prima comunità. Saulo la perseguitava: ma convertitosi, Paolo, fu reso capace da Gesù di compiere gli stessi segni di Pietro. Il primo diede vita a Tabità, il secondo ad un giovane, Eutico.
Quanta fede abbiamo per riconoscere i segni che Dio compie, ancora oggi, servendosi delle sue deboli creature?
Prega
Ora poi camminate nella fede, per tutto il tempo in cui,
dimorando in questo corpo mortale,
siete come pellegrini lontani dal Signore.
Vostra via sicura si è fatto Colui al quale tendete, cioè lo stesso Cristo Gesù,
che per voi si è degnato di farsi uomo.
Per coloro che lo temono ha riserbato tesori di felicità
che effonderà copiosamente su quanti sperano in Lui,
allorché riceveranno nella realtà ciò che hanno ricevuto ora nella speranza.
(Agostino, Discorsi 8)
AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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