don Fabio Rosini – Commento al Vangelo di domenica 9 Agosto 2020

Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 9 Agosto 2020, da Radio Vaticana (per il file audio) e dalle pagine di Famiglia Cristiana.

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«Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva». Può sfuggire una cosa: l’uso del verbo costringere. Il termine greco vuol dire “indurre ad agire in un modo particolare, costringere, forzare, imporre”. Perché mai Gesù deve imporre questa traversata? Il racconto segue la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e sappiamo che è sera. I discepoli infatti proprio per questo avevano chiesto di congedare la folla. Gesù deve forzare la mano dei suoi discepoli per farli salire in barca. Si può giustamente pensare che non vogliano andare senza di Lui, ma il racconto che segue indica anche altro. Dobbiamo ricordare che il ceppo fondamentale dei suoi discepoli è costituito da pescatori – i primi quattro lo sono di professione – mentre gli altri sono di quelle parti; tutti conoscono bene quello specchio d’acqua che loro chiamano addirittura mare. E non vogliono partire di sera perché sanno una cosa: le tempeste serali e notturne sul Lago di Tiberiade sono frequenti.

Questo accade anche oggi a motivo di tre fattori: una corrente d’aria proveniente dal Nord scende dall’Ermon e incanalandosi nella Valle del Giordano fa pressione sul lago, combinandosi spesso con il vento che dal Mediterraneo trova valico nella pianura di Esdrelon per riversarsi sul lago, il quale dal canto suo di notte restituisce molto calore e con la rarefazione dell’aria crea le condizioni per una perturbazione locale sita proprio nel mezzo del bacino d’acqua. Il rischio minimo è la presenza di un forte vento, e questo può degenerare in una vera e propria tempesta, come altri testi evangelici raccontano. Se in un viaggio in Terra Santa si prova a chiedere come mai sul lago non si fanno traversate per turisti dopo una certa ora del pomeriggio, i barcaioli sanno spiegare tutto ciò. Troppo rischioso partire di sera.

Perché Gesù li costringe a correre questo rischio? Sono pescatori e vanno incontro alla loro paura professionale: morire in mare, o perlomeno fallire la traversata. Il Signore li spinge dentro le loro paure di galilei pescatori, in un mare che nella Scrittura rappresenta l’ostacolo storico, quello della Pasqua, che evoca tutte le paure umane. E la notte pare non finire mai.

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