Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 7 Luglio 2020

Lo spirito del mutismo forse ci sembra lontano da noi. Probabilmente siamo più avvezzi a usare troppo la lingua o la tastiera per sparlare. Possiamo allora pensare a cosa ci impedisce di comunicare realmente con gli altri. Non c’è solo la timidezza.

Anche una lingua usata a sproposito è muta: non dice nulla che sia segnato dall’amore. Nulla di ciò che veramente resta, nulla di significativo, quindi non dice proprio nulla.

Gesù, che è Parola di Dio, risana tutto ciò esemplarmente in una vittima del mutismo, incapace di relazioni. Come in tutti i racconti di guarigione, il risanamento riguarda sia la relazione con Dio sia quella con la nostra identità, corporeità, interiorità profonda.

Lì c’è chi attende di essere chiamato da noi con il proprio nome. Gesù è la Parola che dona la Parola a chi non ha diritto di parola. Questa è del resto la fede trinitaria: Dio che è relazione di amore perché, in relazione di amore anche noi con Lui, possiamo vivere di relazioni di amore. Ma se questo lascia qualcuno senza parole, chi pensa male continuerà a non fidarsi dell’amore che dà voce alla tua esperienza.


Commento a cura di:

Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.

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