Gesù sta operando molte guarigioni nei villaggi intorno al lago di Tiberiade.
Due ciechi lo seguono fin dentro la sua casa, secondo Matteo lo seguirono gridando e si avvicinarono a lui. Ci si potrebbe chiedere come facessero ciò essendo ciechi. Prima dell’ingresso in Gerusalemme Matteo riporta un episodio analogo (Mt 20,29-34), due ciechi seduti lungo la strada lo invocano usando le stesse parole “ Figlio di David, abbi pietà di noi!”. Significativamente in questo racconto i due ciechi diventano discepoli dopo essere stati guariti (Mt 20,34).
Ciò che accomuna i racconti di guarigione operati da Gesù è la fede. Egli guarisce con la forza della fede che può discernere in chi lo invoca.
La fede di cui ci testimonia Matteo non è il potere di compiere grandi segni, ma uno sguardo altro che riconosce in quest’uomo Gesù il Signore, il Figlio di David. Una fede capace di invocarlo solo con una supplica: “abbi pietà di noi!”.
Con lo sguardo della fede possiamo conoscere la sua compassione per noi pecore senza pastore stanche e sfinite. Non si tratta di aderire a verità astratte o a dei precetti, ma a un uomo Gesù con la sola nostra fede; “Credete che io possa fare questo? Si, o Signore!”( Mt 10,28). E questo pur sapendo che anche nella nostra mancanza di fede saremo ascoltati (Mc 9,24).
Noi non possiamo e non dobbiamo misurare la nostra ne la altrui fede, ma possiamo credere e sperare che in ogni sussurro o gemito inespresso, come in ogni grido di speranza, spesso di disperazione vi sia un germe di fede che il Signore non lascerà inascoltato.
Questa solo consapevolezza ci rende, pur nelle nostre miserie, annunciatori del Regno in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Testimoni della misericordia di colui che “ ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie” (Mt 8,17).
Le folle sono meravigliate di queste guarigioni, mai si è vista una cosa simile, ma ciò che si è mai visto è una fede come quella del centurione (Mt 8,10).
Preghiamo il Signore della messe perché susciti nel nostro cuore una fede capace di testimoniare all’umanità stanca e sfinita la sua compassione, perché ciascuno di noi possa essere operaio nella sua messe, annunciatore della buona notizia del Regno che è in mezzo a noi, dentro di noi (Lc 17,21), come sospiro del nostro cuore capace a volte solo di sussurrare: “ Signore figlio di David, abbi pietà di noi!”.
Fratel Nimal
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