<<Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele!”>>.
Il male per farci male ci impedisce molto spesso di parlare. Ci rende ostaggi di ragionamenti e pensieri che hanno come scopo quello di non condividere nulla con nessuno. La prima maniera attraverso cui la grazia agisce nella nostra vita è quella del dono della parola. Gesù ci aiuta a dire, a mettere fuori, a verbalizzare, a consegnare. Questo gesto così semplice delle volte è un radicale momento di liberazione nella vita di una persona.
Il Vangelo di oggi ci invita a domandarci se il Vangelo lo abbiamo semplicemente capito oppure ci ha guarito. È troppo poco, infatti, ridurre il Vangelo a un’idea chiara sulla nostra vita. Il Vangelo deve aiutarci a dire, a tirar fuori, a emergere da una chiusura interiore che solitamente ci soffoca e mortifica. Ma paradossalmente è proprio questo miracolo che suscita critiche e calunnie contro Gesù: <<Ma i farisei dicevano: “Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni”>>.
Chi si porta il male dentro, legge sempre tutto in maniera malevola. Molto spesso le critiche e le calunnie nascono da un cuore incattivito e invidioso, e il veleno di certe parole è rivelatore di questo male di fondo. Forse per questo Gesù ci invita a pregare per coloro che ci fanno del male, perché sono loro i primi bisognosi di guarigione.
Ma a Gesù non interessano le malelingue, egli è più preoccupato per quella folla di gente che lo segue e che cerca una parola, una direzione, un senso: <<Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!
Sembra quasi volerci dire che al bisogno del mondo non dobbiamo reagire scoraggiandoci ma pregando affinché il Signore trasformi ognuno di noi in quell’aiuto di cui il mondo necessita.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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