Gesù risorto non appare anche a Tommaso dove questi si trovava perché comprenda che la pienezza dell’incontro con Lui è dove Egli stabilisce l’appuntamento. E per Tommaso, chiamato ad un cammino comunitario, l’appuntamento era nel cenacolo, con Maria e gli altri apostoli. Forse Tommaso era molto provato, scoraggiato.
Non si tratta di un rimprovero ma di un aiuto alla crescita. È bello vedere che gli altri apostoli pensano anche al fratello non tengono per sé quella gioia. Lo cercano dove si era perso. Ma poi ritornano nel cenacolo. Talora si può vivere un amore ancora poco attento al rapporto fontale con Dio, con i riferimenti della fede.
Invece proprio tornando nel cenacolo gli altri discepoli fanno della preghiera la via della rinascita di Tommaso. L’amore di Gesù si vede in quel dono della pace che continuamente infonde loro, guardando con comprensione, benevolenza, al bisogno di ciascuno di crescere. Tommaso è aiutato a credere che proprio il crocifisso, l’umiliato, l’annientato, è il risorto. Ed esprime la più profonda professione di fede dei vangeli. Lui l’apostolo che era stato assente. Nel cammino della fede non vi sono classifiche.
E l’apostolo crede perché vede non tanto materialmente quanto per un dono di grazia, nel cuore. E così osserviamo che solo Maria, nei vangeli, ha creduto senza vedere, ha conservato nel cuore le parole di Gesù pur senza facilmente poterle comprendere ma lasciando che la sostenessero e si manifestassero al tempo opportuno. Tutti gli altri hanno creduto dopo aver fatto esperienza. Come Tommaso. Forse molte volte dobbiamo venire spiazzati per cominciare ad intuire che vi è un oltre meraviglioso da scoprire seguendo Gesù. La speranza è la virtù teologale che si scopre per ultima.
E quanto più speriamo nella capacità di Dio di farci felici nel modo migliore tanto più gli corriamo incontro senza perdere tempo.
A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.