È Marco a parlarci per primo di questa impressionante guarigione. Matteo sintetizza il racconto riprendendone le fasi salienti: gli indemoniati vivono in mezzo alle tombe perché la parte oscura, il male, ci conduce inevitabilmente alla morte interiore.
E si scagliano contro il Cristo che li tormenta perché il Signore è portatore di luce nella tenebra. Infine, particolare condiviso col primo evangelista, dopo averli liberati e dopo avere assistito al suicidio collettivo dei maiali, la gente del paese invita cortesemente Gesù ad andarsene: spaventati da tanto potere (loro avevano risolto il problema legando l’indemoniato, in Marco!) e visibilmente irritati per la clamorosa perdita economica.
Matteo aggiunge un dettaglio, forse più teologico che storico: gli indemoniati sono in due. Perché il male contagia, avvelena, è solidale. Crea sottili legami di complicità che accecano e condizionano. Spesso, nella storia, il male si è compiuto in compagnia, in gruppo, per rafforzare la propria convinzione, per diminuire la propria responsabilità.
Perciò dobbiamo recuperare la coscienza del singolo e lasciarla illuminare dal vangelo.
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