Nella prova chi si ferma a lamentarsi è perduto
Martedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Dopo le prime guarigioni operate da Gesù si riunisce attorno a lui tanta folla. Gesù, quale servo di Dio e fratello di ogni uomo, si fa carico delle nostre infermità. Tuttavia, ordina di passare all’altra riva lasciando intendere che egli ha una meta ulteriore da raggiungere. A coloro che gli chiedono di seguirlo il Maestro chiarisce che egli non assicura garanzie o privilegi, perché lui stesso non possiede beni materiali. A colui che vuole seguirlo dopo aver compiuto il proprio dovere nei confronti del padre, Gesù replica indicando nella sequela la vera e unica priorità.
Due sono i modi per andare all’altra riva: o via terra o via mare. Gesù sale sulla barca per indicare che ha scelto la via del mare da attraversare e non quella della terra che, sebbene più lunga era anche la più sicura. Nonostante tutto i discepoli, ignari di ciò che sta per accadere, seguono Gesù sulla barca. La barca è il simbolo della chiesa, la comunità dei discepoli che seguono Gesù. Al contrario del cammino che può avvenire in solitudine, usare la barca impegna tutti in qualcosa che permetta al mezzo di attraversare il mare. I discepoli, attratti dalla parola di Gesù e dalla forza con la quale compie guarigioni, sono disposti a seguirlo dovunque egli vada, dall’altro sono dubbiosi e vorrebbero essere più prudenti senza apportare grossi cambiamenti nella propria vita. I discepoli conoscono il mare e quanto sia infido, ma seguono Gesù che ha scelto la via del mare per passare all’altra riva.
Mentre la piccola comunità viaggia verso l’altra riva del mare di Tiberiade avviene uno sconvolgimento. A causa del forte vento le alte onde sovrastano la barca che ben presto si riempie d’acqua e rischia di affondare. In questo tragico momento i discepoli terrorizzati si vedono soli perché Gesù continua a dormire. In preda alla paura si avvicinano per svegliarlo e invocano il suo aiuto: «Signore, salvaci!». Essi si sentono già persi perché le forze ostili stanno avendo il sopravvento. Nella prova i discepoli non credono più di poter giungere lì dove il loro Maestro li sta conducendo. Anzi essi, atterriti, sono convinti che il mare sarà la meta finale della loro vita. Essi chiedono di essere salvati dalla morte certa.
Le prove della vita, quelle che sconvolgono i nostri piani, anche quelli progettati seguendo la vocazione ricevuta, fanno emergere la nostra poca fede. Essa certamente non cresce semplicemente facendo tante cose, anche se le facciamo «per il Signore». La fede matura seguendo il Signore e attingendo dal suo cuore la forza di guardare sempre avanti, verso il Padre nel quale Gesù dormiente ripone ogni fiducia. Negli sconvolgimenti che mettono in discussione le nostre scelte di vita e la nostra vocazione bisogna continuare a remare insieme verso l’altra riva, anche quando sembra che sia tutto inutile e il destino inesorabilmente segnato. La paura ci distrae dal cammino della speranza.
Seguire il Signore nella prova vuol dire obbedire alla sua parola, spesso nuda e cruda e avara di emozioni, ma che sempre indica un oltre da raggiungere, soprattutto quando sembra che la morte ci chiuda la porta in faccia o ci precluda ogni prospettiva di speranza e che Dio sia assente.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]