«Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo». Gesù asserisce che la conservazione della propria vita fisica non è il bene decisivo e ultimo dell’uomo, ma lo sono le ragioni decisive e ultime del vivere stesso su cui un’esistenza poggia e da cui trae senso. Per il discepolo tale ragione è Gesù, l’amore più grande, il tesoro e la perla preziosa per i quali vale la pena di vivere e di morire.
Il tu del discepolo non può non annunciare il “tu” che lo ha dischiuso a una forma di vita bella e buona, ad altezza di discorso della montagna; non può non annunciare il “tu” che lo ha dischiuso a un Dio di risurrezione, un Dio attento a ogni tuo singolo capello, un Dio che ti ricorda che vali più di due amatissimi passeri.
Ci sono ancora varie ragioni sempre pronte a uccidere i portatori di diversità, dinanzi ai quali Gesù intima il suo «non abbiate paura». La grazia di un’amicizia, la sua, la grazia di un vangelo, il suo, la grazia del poterli narrare, la missione, non sono a basso prezzo.
p. Giancarlo Bruni
Fonte: Fraternità di Romena