Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 17 Giugno 2020

Elemosina, preghiera, digiuno: nuovamente Gesù ridisegna il modo che gli uomini religiosi di ogni epoca hanno di manifestare la loro fede e la loro devozione. Nell’impegnativo discorso della montagna, Gesù, ispirandosi alle beatitudini che ha proclamato e che vive con passione, analizza impietosamente una fede ipocrita ed esteriore, che non avvicina a Dio.

L’elemosina, allora, diventa l’occasione per soccorrere il povero, ma solo se fatta in segreto, senza elenchi di benefattori e applausi in diretta: la carità cristiana non può che essere discreta. La preghiera è un evento personale, umile, nascosto, che non va mostrato: non esiste la classifica dei santi e dei professionisti della preghiera.

Il digiuno, se fatto, va praticato nel segreto del cuore, per non ricevere i complimenti degli altri. Gesù, insomma, rende autentica la fede, la priva della gratificazione che, a volte, sostituisce l’incontro con Dio, la rende vera.

Gesù rimette il rapporto fra l’uomo e Dio come deve essere: un evento personale, intimo, che rifugge l’ostentazione, che vive di umiltà e di discrezione, di nascondimento e di verità, proprio come egli ha fatto.

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