La giustizia, come la meccanica, vorrebbe che a una azione poi corrispondesse una reazione uguale contrapposta: a ogni colpa la propria pena proporzionata. Il diritto impone una misura ben precisa per porre fine all’ingiustizia, evitando di ingenerarne altra con vendette interminabili. Ma la giustizia di chi appartiene al Regno dei Cieli deve superare questa misura: dev’essere eccessivamente smisurata.
Di fronte al malvagio che ci sfida sul suo terreno della forza, rischieremmo di soccombere se ci mettessimo contro, concedendogli un braccio di ferro basato sulla violenza. Tra le due alternative di reagire o di arrenderci siamo chiamati a viverne una terza. Non contro nella medesima arroganza, quindi, ma neppure col capo chino nella soggezione, che sono le due opzioni predisposte dall’avversario. Restiamo con dignità a testa alta, ma anziché ribattere frontalmente ci possiamo collocare accanto, proprio come affianchiamo un amico. Decidiamo di credere alla possibilità che ha il nemico di convertirsi nell’amicizia: gli mostriamo una alternativa per uscire dalla spirale di cui è soprattutto vittima, prima che carnefice.
È una scelta consapevole che evidentemente va oltre la prevedibilità di ogni risposta. Il conflitto può essere quindi superato su un altro piano, spostandolo su di esso anziché restare incagliati nel suo. Così Gesù ci suggerisce di stupire chi ci fa del male, vincendolo con il bene, nonostante tutto: non di contrapporci né di rassegnarci all’ingiustizia. Non abbiamo un modello di non-ritorsione, bensì esempi di azioni sorprendenti, spiazzanti, che eccedono di gran lunga quel che sarebbe richiesto: porgere l’altra guancia, donare anche il mantello che ti spetterebbe la notte quando ti pignorano i vestiti, raddoppiare la distanza che ti costringono a fare i Romani e non solamente evitare di lucrare sui prestiti, ma piuttosto donare con spirito generoso. Se sarai nudo, non avrai nulla da perdere, neppure il tuo orgoglio: trova un modo creativo per fermare l’ingiustizia, mostragli un altro volto, offrigli una prospettiva inedita.
L’altra tua guancia è proprio lì, accessibile, perché lui abbia questa volta l’opportunità di sfiorartela con una carezza o con le sue labbra! È il volto del vuoto, del nulla, della profondità abissale. Farsi nulla perché ogni male possa annullarsi in quel nulla. Ogni azione malvagia cadrà così nella trappola del vuoto. Che costringa perlomeno l’altro a pensare. Come pure gli strateghi orientali insegnano: la migliore vittoria si ha senza combattere.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.