Conosciamo il sale rosa delle Hawaii, il sale grigio dell’Atlantico, e poi quello nero, quello rosso, quello balinese, sino ai più comuni sali di miniera e iodato di salina del mare. Tutti con peculiari proprietà organolettiche e sfumature di intensità , ma può davvero il sale perdere il sapore?
Probabilmente se non lo ha più è perché non lo ha mai avuto. Allora, avanzando nel discorso alla sua comunità di afflitti, perseguitati, bisognosi di vicinanza materiale e spirituale, troviamo questa assicurazione: siete proprio voi quel sale della terra che non può perdere sapore.
La comunità è chiamata certamente anche a mantenere vivo l’esempio dei martiri, che con il loro sangue hanno insaporito la terra; ma il brano, che si presta a varie letture, non va neppure frainteso. Non si tratta di un messaggio per pochi membri della Chiesa che al suo interno devono avere incarichi di speciale visibilità , predicare in modo eccezionale o che compiere gesti straordinari di eroismo: se la terra si conserva, se è condita, se è possibile camminarvi sopra è soprattutto per la testimonianza collettiva – a partire dagli ultimi – che alla luce del Risorto risplende a sua volta come luce, stagliandosi come una città : tante fiammelle radunate proprio da Dio, sul suo santo monte, per illuminare il mondo.
Se un granello di sale è già saporito, uniti insieme siamo sufficienti per conservare gustosa e pura tutta la terra intera. A gloria di chi l’ha creata.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.