Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 6 Giugno 2020

La ricostruzione del tempio voluta dal re Erode aveva avuto come conseguenza la rinascita della classe sacerdotale. Al tempo di Gesù Gerusalemme era tornata ad essere la capitale della fede ebraica e il tempio il punto di riferimento per ogni giudeo.

Questo riscatto religioso e nazionalista aveva accresciuto a dismisura il potere e la fama degli uomini religiosi. Gesù, arrivato a Gerusalemme, critica ferocemente alcune derive di ieri e di oggi come l’apparenza, la vanità e l’inganno. La costruzione del tempio, non ancora terminato!, richiedeva una quantità enorme di denaro.

Molti sfoggiavano palesemente la loro generosità con imponenti donazioni. Gesù, invece di lodare questo atteggiamento, invita i propri discepoli ad imitare il gesto di una vedova in miseria che dona con modestia una minuscola offerta, che però era per lei tutto ciò di cui vivere. Purtroppo l’ostentazione della generosità è ancora molto diffusa nelle nostre comunità cristiane. Si fanno delle offerte, certo, ma si è molto sensibili nel vedere il proprio nome nelle liste dei benefattori.

Riprendiamo in mano la logica del Vangelo: siamo generosi, sì, ma che Dio solo lo sappia.

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