Perché il Signore si è fatto conoscere da noi e non da altri? Perché mi succede di incontrare persone mille volte migliori di me, che cercano Dio con passione e non trovano la fede?
Perché per alcuni è così importante l’interiorità ed altri passano la vita nell’apparente totale inconsapevolezza della spiritualità e bruciano la loro vita nell’esteriorità? Sono domande che spesso mi pongo e che, leggiamo oggi, si pone anche Giuda Taddeo.
Ma Gesù non offre un risposta netta e precisa. Specifica solo che se abbiamo conosciuto il Padre non è per tenercelo nel cuore, per nasconderlo in una cassaforte, ma per annunciarlo al mondo. Siamo chiamati a portare Dio nel mondo con credibilità e passione, con coerenza e forza. Poi è nel gioco delle singole libertà accogliere o meno l’annuncio.
E, in questo percorso, non siamo soli: ci accompagna lo Spirito Santo che mette sulle nostre labbra le parole necessarie, che ci suggerisce, che ci incoraggia. Non sappiamo perché a noi è dato di fare questa esperienza mentre ad altri sembra negata: sappiamo che se abbiamo accolto la luce è per metterla sul lucerniere, non per nasconderla sotto il moggio!
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