Commento al Vangelo del 7 Maggio 2020 – p. Ermes Ronchi

PASSA LA VITA, TI SFIORA, LA ABBRACCI.

Giovanni 13,16-20/Matteo 10,40-42
Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me. chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato

Il verbo d’oro è “accogliere”.
L’accoglienza fa nascere angeli sulla terra. Scrive la Lettera agli Ebrei: QUANTI ACCOGLIENDO UNO SCONOSCIUTO HANNO ACCOLTO ANGELI.

Penso al fondamento del mondo: la mamma che accoglie nel suo grembo una vita nuova. Penso al fondamento di ogni alleanza umana, il matrimonio, quando l’amato dice all’amata, guardandola negli occhi, tenendola per mano: “io accolgo te!”. E non più “io prendo te”, ma “io ti accolgo come si accoglie un dono, come si accoglie un regalo”, e proclama: “tu sei LA COSA PIÙ BELLA CHE MI SIA CAPITATATA, tu sei una BENEDIZIONE DI DIO GIUNTA IN DONO, a fare luce su questo cuore, a fare salda questa vita. Io ti accolgo perché tu sei per me Grazia di Dio”.
Grande verbo che fa della nostra esistenza una liturgia.
Dio non si merita, si accoglie. “Chi accoglie voi accoglie me”.

Il volto di Dio inizia dal volto dell’altro.
Se hai un cuore che accoglie, anche il niente è sufficiente, un bicchiere d’acqua, due spiccioli. Perché tutto ciò che fai con tutto il cuore ti avvicina all’assoluto di Dio. Perché l’uomo guarda le apparenze, ma Dio guarda il cuore. E un uomo vale quanto vale il suo cuore.
Vale a dire che non conta essere docente universitario o casalinga, vedova o profeta, prete o laico, non conta ciò che fai, conta come lo fai. Puoi offrire banchetti come Zaccheo o profumare i piedi di Gesù come una peccatrice; è l’energia, la passione, la convinzione che metti in ciò che fai che mette grazia d’infinito nei tuoi gesti.

Un cuore che accoglie, altrimenti sei come una casa bella dentro, ma con porte e finestre sprangate: passano poveri e profeti, e non li vedi; passano angeli e bambini, passano stagioni e invenzioni e non vedi niente; passa la vita, ti sfiora, e se ne va.


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AUTORE: p. Ermes Ronchi
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