Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 5 Maggio 2020

Oggi Gesù si trova nel tempio dove i giudei, i capi del popolo d’Israele, vogliono catturarlo per ucciderlo: gli serve però un pretesto per farlo.

Provocano Gesù a dichiararsi apertamente Messia per poterlo accusare davanti ai romani, che non erano teneri con chi coltivava aspirazioni messianiche. «Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente» (è la stessa domanda che negli altri vangeli è posta nel processo davanti al Sinedrio).

Gesù, buon pastore, non taglia il dialogo con chi gli è ostile, con chi lo osteggia e lo guarda con odio perché non si comporta secondo le attese dell’uomo: lo sguardo di Gesù è diverso e non si stanca di chiamare, anche chi non crede, a seguirlo. Credere o meno non è una questione teorica, ma pratica: è un atto di libertà nostra, in cui decidiamo quale fondamento scegliere per la nostra esistenza.

Oggi Gesù parla alle mie ombre, a me che spesso sono combattuto e infedele: oggi Gesù viene a cercare me, pecorella smarrita, per riportarmi nella mia vera casa.

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