Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 27 Aprile 2020

L’essere umano è divorato dalla fame, dal desiderio. Mi piace il termine desiderio perché ha a che fare con le stelle (de-sidera). Solo se guardiamo in alto, altrove, solo se indirizziamo la fame verso una pienezza possiamo placarla.

La fame del successo, di denaro, di approvazione, di gratificazione, anche se soddisfatta, ci lascia un vuoto nello stomaco, sembra saziare, ma non colma.  Meglio seguire la fame interiore, quella di senso, quella della verità profonda, del giudizio sul mondo e sulla storia che Dio solo può dare.

Gesù spiega: il pane che sazia, solo io ve lo posso dare. Pretende di essere l’unico che sazia, l’unico che colma. Godiamoci le gioie legittime che la vita ci offre: gli affetti, le soddisfazioni, le vacanze, ben sapendo che la nostra pienezza è altrove, è in Dio. La folla replica: cosa dobbiamo fare? Fare, sempre fare. Fare o non fare, a questo abbiamo ridotto la fede, a morale. Gesù sa che prima del fare c’è l’essere e il credere.

Ecco cosa “fare”: “credere” in colui che il Padre ha inviato. La folla chiede: quale segno fai perché possiamo crederti? Quale segno? Prego? Come? Ha appena sfamato cinquemila persone! Di quanti segni necessitiamo per credere?

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