Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 20 Aprile 2020

Nicodemo è un maestro in Israele, esempio dell’uomo che crede in maniera imperfetta e si mette in gioco e si interroga. Che, oltre tutto, agisce di notte. Anzi, diremmo che proprio per questo agisce di notte. È una fede che si barcamena nel buio, che tenta di uscire alla luce del giorno. Ha appunto bisogno di Gesù, vera luce e non ha paura di avvicinarvisi. Ma per fare questo è invitato da Gesù ad abbandonare le vecchie categorie che lo attanagliavano e gli impedivano di vedere, e quindi di fare un’autentica esperienza che coinvolga tutta la sua persona. Nicodemo inizia così un cammino di fede che lo porterà fin sotto la croce.

C’è una morte necessaria a ogni rinascita; c’è una morte necessaria per iniziare una nuova vita. È necessario far morire, lasciar andare, abbandonare, le cose che ci hanno accompagnato fino a questo punto del nostro cammino e che crediamo verità inoppugnabili e conquiste fatte una volta per sempre.

Lo Spirito è invece eterna novità. E la novità che Gesù offre a Nicodemo è una rinascita che è nuova perché viene dall’alto; non dai suoi sforzi, dalla sua conoscenza e neanche dalle sue tradizioni e dal suo passato, ma grazie soltanto all’azione di Dio che invia suo Figlio: guardando in alto a Lui in croce si può concludere lo stesso percorso di Nicodemo che dalla notte conduce alla luce di una vita rinnovata e senza paura. È una nuova nascita perché accolta accogliendo lo Spirito che è vita.

Michele Papaluca SJ


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