Medita
Ecco dunque Gesù che appare anche agli apostoli. Tutto sommato siamo ancora alla sera del giorno della resurrezione, la prima domenica della Pasqua cristiana. I discepoli non hanno quindi dovuto rimuginare troppo su quel che Maria di Màgdala e i due di Emmaus avevano raccontato. Essi sono ancora a Gerusalemme, chiusi in casa per timore dei Giudei, e Gesù viene. La pericope giovannea è articolata in due fasi distinte, due apparizioni distanziate temporalmente di una settimana e legate dalla vicenda e dalla figura di Tommaso.
Tommaso ci è simpatico, non lo possiamo negare. Vuole vederci chiaro; si fida solo di se stesso, come noi, quasi sempre… E poi non l’ha combinata così grossa come Pietro, che ha rinnegato il Maestro, o i due figli di Zebedeo, che si erano messi in testa di occupare i posti d’onore a fianco di Gesù, sollevando lo sdegno dei compagni. Se “essere come Tommaso” è divenuto sinonimo di incredulità pervicace, ci pare invece che il rimbrotto che egli si è meritato dal Signore sia tutto sommato bonario, se confrontato ad esempio con quello “stolti e lenti di cuore” rivolto ai discepoli di Emmaus.
Giovanni non dice se Tommaso abbia poi mantenuto il proposito, espresso al ritorno a casa dopo la prima apparizione, di mettere “il dito nel segno dei chiodi” e la “mano nel fianco” del Risorto, ma non dovette essere necessario. La sua stupenda professione di fede: «Mio Signore e mio Dio!» può apparire tardiva ma veniva dal cuore, non era il risultato di verifiche di natura fisica. Ed è anche per questo che è considerata uno dei “vertici della fede neotestamentaria” (Cardinal Ravasi). Insomma, per Tommaso chiamato Didimo, un riscatto veramente “alla grande”.
Rifletti
Tommaso ha avuto il privilegio di vedere e di poter toccare. Ma quel suono dolcissimo “Mio Signore e mio Dio” anche per noi può avere un potere risanante senza eguali. Se viene da un cuore umile che vuole amare.
Prega
Prendimi come sono Signore,
prendimi come sono,
con i miei difetti,
con le mie mancanze;
ma fammi diventare
come tu desideri.
(Giovanni Paolo II)
Fonte: Ascolta e Medita – Aprile 2020 curato da Daniela e Mauro Leoncini – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi