Fabrizio Francesco Campus – Commento al Vangelo del giorno – 16 Aprile 2020

“Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».”

La pace. Questo dono divino che ci scambiamo a Messa (e che speriamo di poterci scambiare nuovamente il prima possibile), per cui preghiamo e a cui aneliamo, ma che spesso ci viene a mancare, mi viene a mancare…

Forse per una ferita con cui non abbiamo ancora fatto veramente i conti, che non abbiamo veramente perdonato a chi ce l’ha procurata e che se ne sta lì, nel nostro inconscio, a toglierci appunto la pace in situazioni anche banali.

Oggi il Vangelo ci fa fare memoria di questo dono, con il Signore che viene in mezzo ai discepoli, in mezzo a noi, nella nostra storia. Lui, che è il Signore di tutte le cose e che ha vinto la morte, viene a dire a me e a te: “Pace, figlio mio”. Non è la generica pace nel mondo (benché, oserei dire, sia doveroso pregare per essa) o il quieto vivere (anch’esso importante), ma la pace di cui possiamo essere segni, quella che possiamo trovare anche nella situazione più difficile, nel tratto di strada più faticoso, che non nega i nostri tormenti ma toglie ad essi il potere su di noi.

Spesso per noi Gesù è un fantasma, non tanto perché ci faccia paura ma perché non Lo riconosciamo nella nostra vita. Eppure senza che Lo si riconosca, non può essere Pasqua. Allora, quando la Sua pace viene meno in noi, chiediamogliela.

Chiediamogli di riconoscerLo nelle nostre vicende, di non aver paura, di fare memoria delle Sue Parole di speranza e resurrezione.


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