Don Antonio Mancuso – Commento al Vangelo del 16 Aprile 2020

Ci sono tutti gli elementi caratteristici necessari per fare esperienza della Pasqua… del risorto… ma anche per tramettere questa esperienza… condividerla e farla vivere agli altri.

Prima di tutto Gesù lo si incontra nella storia di qualcuno che lo ha incontrato… Gesù si incontra nella testimonianza… nel vissuto… nell’esperienza di chi lo ha già incontrato.
La fede è così… si testimonia… si trasmette… si contagia…

La fede, inoltre, essendo l’incontro con Gesù, infonde gioia e pace dentro il proprio cuore… nella propria vita. Insomma… paura e turbamento non fanno parte dell’esperienza di fede… se ci sono, sono solo passeggeri perché Gesù è venuto per mettere pace, non angoscia.

E l’incontro con Gesù, in qualche modo è anche balsamo per le proprie ferite… non è cancellazione, ma pacificazione. Gesù non cambia il nostro passato, ma ci pacifica con esso… ci riconcilia e ci permette quindi di vivere meglio il presente e la relazione con l’oggi, con il qui ed ora e con gli altri.

Un altro elemento che non può mancare mai per chi condivide la fede è l’esperienza della comunione… della condivisione… della compagnia, intesa proprio nel senso letterale del termine come condivisone dello stesso pane, dello stesso cibo… condivisone di “pezzi” di vita.

E, infine, la fede non è uno scudo per la sofferenza… non è un parafulmine, né tantomeno un portafortuna o un talismano che ci evita la sofferenza… ma essendo l’incontro con il crocifisso risorto è l’incontro con chi ci testimonia che la sofferenza va attraversata per potere fare esperienza di gloria.

Il cristiano… l’uomo di fede, dunque, non è colui che non soffre ma colui che nella sofferenza non è disperato perché si affida a Colui che ha vinto per sempre la morte. Ecco… l’uomo di fede ha la certezza che la sofferenza e la morte non sono mai l’ultima parola!

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