Una cosa che nei racconti del Vangelo mi ha sempre appassionato è l’attenzione riservata agli sguardi.
Tra i tanti quello di Gesù sul giovane ricco: “fissò lo sguardo su di lui, lo amò” (Mc 10,21), ma anche gli sguardi talvolta perduti ed altre volte accesi di chi incontra Gesù.
Come non richiamare alla memoria le parole dell’evangelista Matteo che riferendosi proprio agli occhi dice: “La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso. Ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” (Mt 6,22-23).
E’ così anche per i discepoli di Emmaus.
Nel loro vagare, in questo cammino che li allontana da Gerusalemme, che li distoglie dall’essenziale per farli ripiegare sulla tristezza ed il dolore, i loro occhi sono offuscati da pensieri, preoccupazioni e dalla sofferenza per ciò che hanno appena vissuto, al punto da non riconoscere “Gesù in persona” che si fa loro compagno di cammino.
Quante volte è successo anche a noi? Quante volte Gesù in persona si è fatto nostro compagno di viaggio e noi non lo abbiamo riconosciuto perché concentrati su altro?
Sempre gli stessi occhi però trovano di nuovo la luce attraverso un gesto che parla al cuore, nel quale ri-conoscono il Messia che spezza il pane! E questo ci dice che abbiamo sempre una seconda possibilità di riconoscerlo se lo abbiamo conosciuto davvero!
Basta tornare con la mente e con il cuore lì dove lo abbiamo conosciuto, in quei luoghi dove il nostro cuore ardeva ed i nostri occhi brillavano. Ri-tornare lì, per ri-conoscerlo di nuovo e sempre da lì, da Lui, ri-cominciare.
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