L’Amore ritrovato – Martedì fra l’Ottava di Pasqua
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,11-18)
La narrazione sovrappone fatti e simboli in modo da rivelare il significato teologico degli eventi. Sembra esserci un parallelismo tra la figura di Maria Maddalena, che piange all’esterno del sepolcro e il popolo d’Israele che piange per la distruzione del tempio e la perdita dell’Arca dell’Alleanza, segno della presenza di Dio, ad opera del Re di Babilonia nel 586 a. C. La discepola Maria, chinandosi non vede semplicemente le bende per terra e il sudario, segni che rimangono muti senza l’ascolto della Scrittura e la parola di Gesù. La Maddalena vede nel sepolcro due angeli in bianche vesti. Il fatto di essere seduti l’uno a capo e l’altro a piedi della pietra dove era stato deposto il corpo di Gesù richiama la figura dei due serafini posti sul coperchio dell’arca dell’alleanza. Il sepolcro vuoto, come il tempio distrutto, è privo della presenza visibile di Gesù come lo era il tempio senza l’Arca dell’Alleanza. Eppure, i due angeli sono lì a indicare che l’«Assente» è presente perché vivo, come lo è Dio che «nessuno ha mai visto», ma che ha manifestato la sua gloria e si è fatto conoscere quando Gesù è stato innalzato sulla croce. I due angeli non sono segni muti, ma è la Parola di Dio resa visibile e udibile dagli uomini. L’invisibile Dio si fa presente e si fa incontrare in Gesù, Sua Parola vivente. La Parola di Dio riempie il «vuoto» lasciato con la morte e dal silenzio della tomba interroga inducendo a passare dall’osservare il vuoto esteriore al considerare la «mancanza» interiore. Gesù lo aveva detto: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete» (Gv 16,16); i discepoli si interrogavano sul significato di quelle parole che erano mute come le bende e il sudario lasciati nel sepolcro. Gesù aggiunge: «Amen, amen, vi dico: voi piangerete e gemerete … sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia (Gv 16, 20). È quello che accade a Maria Maddalena che piangeva per il lutto e per il fatto di non sapere dove fosse il Signore.
Ma quando avverrà per i discepoli il passaggio dalla tristezza alla gioia? Accadrà come quando la donna partorisce: nell’ora del travaglio è nel dolore, ma nel momento in cui da alla luce il bambino, abbandona il ricordo della sofferenza e gioisce perché è venuto al mondo un uomo (Gv 16,21).
«(Maria Maddalena) Si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù»; come Maria Maddalena si volge indietro, così bisogna staccarsi dai ricordi della sofferenza che alimentano la tristezza. La metafora della donna che partorisce (Gv 16,21), usata da Gesù, illumina la scena dell’incontro e del riconoscimento del Risorto. La donna, dopo aver partorito, non è più nella tristezza perché il suo pensiero non rimane incatenato al passato ma rivolge il suo sguardo, pieno di speranza, verso il futuro che le si apre davanti guardando il cucciolo d’uomo che è nato.
Gesù applica questa metafora ai suoi discepoli: «Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia» (Gv 16,22). Gesù non ha detto «mi vedrete» ma quando «vi vedrò di nuovo» il vostro cuore si riempirà di gioia.
Il cuore di Maria è ancora pieno di dolore e non riesce ancora a vedere Gesù che le sta davanti vivo, infatti lo confonde con il custode del giardino. Ella vorrebbe riportare Gesù in quel sepolcro per avere ancora la possibilità di tenerlo per sé. Se sapesse dove sia andrebbe lei stessa a prenderlo. Il suo sguardo è ancora rivolto al passato e il massimo che desidera è la possibilità di avere ancora un ricordo di Gesù.
Maria Maddalena ricorda un’altra Maria, la sorella di Lazzaro. Anche lei è chiusa a casa nel suo dolore per la morte del fratello. Esce quando sua sorella Marta le dice: «Il Maestro è qui e ti chiama». Così quando Gesù chiama Maria per nome lei si volta e finalmente lo riconosce chiamandolo Maestro. Gesù lo aveva detto: «Vi vedrò di nuovo». Non è Maria che cerca e trova Gesù, ma il contrario. Gesù non è un ricordo e non lo si deve cercare tra ciò che rimane di eventi passati. Egli, anche se non è visibile, è vivo e presente e ci interpella con la sua Parola. Vedere significa conoscere, amare, illuminare. Gesù ci vede perché ci conosce nell’intimo, dunque ci ama profondamente e, amandoci, ci illumina e ci dà la gioia di stare con Lui. Nessuno potrà toglierci questa gioia perché nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio.
Perché visti da Gesù, possiamo vedere il Signore, cioè riconoscerlo presente anche nella prova più dolorosa. Perché Egli ci ha amato per primo, noi possiamo amarlo; perché Egli ci ha cercati e chiamati noi lo possiamo trovare e invocarlo. Perché Gesù è venuto nel nostro mondo noi possiamo seguirlo nel Suo mondo, perché Egli si è fatto nostro fratello noi possiamo passare con Lui da questo mondo al Padre suo e Padre nostro, Dio suo e Dio nostro.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!