In queste Domeniche dopo Pasqua, la Chiesa vuole aiutarci a vivere di una fede matura in Cristo risorto, facendoci considerare la fede pasquale nelle prime comunità cristiane.
I lettura: ”I fratelli erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli…”.
II lettura: “Siate ricolmi di gioia, anche se dovete per un po’ di tempo afflitti da varie prove”.
III lettura: “A coloro a cui rimetterete i peccati, saranno perdonati”.
La seconda domenica di Pasqua è detta “Domenica della Divina Misericordia”. È chiamata così in seguito alle richieste che Gesù rivolse a santa Faustina, di celebrare la domenica successiva a quella di Pasqua in onore dell’infinita misericordia con cui Egli ci ha amati e redenti.
Le tre letture di oggi si armonizza molto bene con il tema della Misericordia. I Fratelli assidui alla Parola di Dio = comunità dono di Dio. Anche se dovete essere afflitti, siate ricolmi di gioia. Il brano dell’evangelista Giovanni riporta infatti l’apparizione di avvenuta «la sera di quel giorno» Gesù dà agli Apostoli il potere di rimettere i peccati e istituì il sacramento della Riconciliazione.
Il Signore risorto si manifesta di nuovo ai suoi “otto giorni dopo”, presente anche Tommaso, che avrebbe voluto vedere e toccare le “reliquie” del Corpo di Cristo. Gesù vuole sanare le ferite della incredulità e proclamare la beatitudine di coloro che credono senza vedere.
Credere è difficile e richiede un atto di volontà che porta oltre ciò che vediamo e pensiamo.
- Agostinodiceva: “La fede consiste nel credere ciò che non si vede”. E S. Pietro (II lettura): “Voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in Lui”. E questo ci fa capire che “la fede è l’ossatura dell’amore”!
Emile Zola: “per chi non crede, nessun miracolo è possibile. Per chi crede, nessun miracolo è necessario”. Walter Schubart “Credere in Dio non è un dovere, è un dono, una grazia. Non credere in Dio è solo una disgrazia”.
Oggi è diventato difficile credere, si dubita di tutto e di tutti, per cui è più facile e più comodo non credere che credere. Eppure ogni Domenica è quel giorno del “Mio Signore e mio Dio”.
Anche noi siamo qui riuniti, ”il primo giorno dopo il sabato (domenica = giorno del Signore), per ascoltare l’insegnamento degli apostoli (la Parola di Dio); nella frazione del pane (Eucaristia), nella preghiera comune, e nell’amore fraterno. Anche noi ascoltiamo il saluto del Risorto che dice “Pace a voi”. Ma Egli stesso ha detto che “credere” in Lui così, senza vederlo materialmente, è meglio per noi, perché così siamo ”beati”.
In quelle assemblee c’erano l’amore fraterno e la gioia di trovarsi insieme nella comunione fraterna; era un’assemblea viva in cui ci si riconosceva reciprocamente come discepoli dello stesso Signore e come fratelli. Da essa si usciva tonificati e pronti a riprendere la fatica quotidiana con tutti gli screzi, gli alti e bassi e le sorprese della vita giornaliera. L’impressione che suscitavano i fedeli nei pagani, uscendo dalle loro riunioni, è stata raccolta da Tertulliano:”Guardate come si amano!”.
Tommaso fece uno stupendo atto di fede: vide l’umanità gloriosa di Cristo Risorto e credette nella sua divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Ogni volta che vediamo l’Ostia consacrata, noi non vediamo l’umanità di Gesù e neppure la sua divinità, eppure noi riconosciamo in quell’Ostia Gesù, vero Dio e vero uomo. È cosa molto bella ripetere l’atto di fede di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio». Ripetiamolo spesso e crediamo senza esitare che quello che vediamo non è pane e vino, ma è Gesù vivo e vero.
Anche adesso, nella nostra assemblea, Gesù viene, sta in mezzo a noi e ci dà la sua pace dicendo: “Pace a voi”. Questo saluto di “pace” è frutto della sua Passione, Morte e Risurrezione. In ogni Messa Gesù ridiventa “La nostra Pace”.
Come il Risorto era la Pace nel Cuore Immacolato di Maria sua Madre, tanto che Ella non ebbe bisogno di apparizione particolari, come divenne la Pace nel cuore di Tommaso dopo il suo atto di fede “Mio Signore e mio Dio”, così diventi la nostra pace ogni volta che Lo riceviamo nella Comunione.