Gesù è ormai morto e sembra che la sua vicenda di vita, la sua predicazione, i suoi gesti e miracoli che avevano dato grande speranza a molti discepoli siano solo un pallido ricordo. Forse coloro che l’hanno seguito si sono presi, in fondo, un grande abbaglio. Che senso ha avuto tutto questo?
Potevano essere questi, verosimilmente, i pensieri che animavano il cuore di Maria Maddalena, oltre a una certa paura, dato che i discepoli del Signore potevano essere perseguitati. Arrivata alla tomba ecco, però, una scena inaspettata: la pietra è rotolata via, il sepolcro vuoto… Cosa significa? Il Signore è stato portato via, dopo il danno, la beffa.
Non avevano compreso la Scrittura, dice il Vangelo. Ma Giovanni, il discepolo amato dal Signore, vicino a Gesù, vede e comprende col cuore. La Resurrezione è la grande Buona Notizia dei cristiani, il culmine di tutto Vangelo. È quello che i cristiani urlano al mondo da duemila anni, accettandolo per fede – perché il Signore apre il loro cuore a questo, perché solo col cuore si può comprendere, non è un fatto di testa o di ragionamento. La resurrezione è l’esperienza di incontrare il Signore nelle nostre vite, come colui che ci dona speranza, ci libera, dà un senso a quello che viviamo.
E come accade questo nel concreto?
Se siamo disponibili ad incontrare il Signore pian piano, sentiamo una gioia profonda, sperimentiamo uno sguardo che desidera per noi una vita piena, che ci vede nella nostra bellezza e ci invita a vivere fino in fondo quello che siamo, coi nostri desideri. Uno sguardo che dona vita a noi e agli altri, sconfigge le nostre morti, le paure che ci dicono che non valiamo e così ci impediscono di vivere.
Ma non è vero che il Signore è morto e basta. Non è vero che la morte ha l’ultima parola. E questa è la Notizia per eccellenza, la novità più totale che irrompe nella storia del mondo e nelle nostre storie: la morte, il buio, il dolore, non hanno l’ultima parola, Cristo li ha sconfitti per sempre.
Daniele Ferron SJ