Nella valle di Giosafat

1748

Il 2 novembre, giornata della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, a Gerusalemme è cominciato con la celebrazione eucaristica nella Chiesa di San Salvatore. Grande la partecipazione da parte della comunità locale, anche se non era un giorno festivo. Dopo la Messa i fedeli si sono recati in processione lungo le vie della città vecchia fino al cimitero della Custodia di Terra Santa, dove sono sepolti i francescani.

Tappa successiva, il cimitero cristiano cattolico della città santa, dove si trova, tra le altre, anche la tomba di Oscar Schindler, l’imprenditore tedesco noto al mondo intero per aver salvato dall’Olocausto almeno 1200 ebrei. Sulla sua tomba, la gratitudine della comunità ebraica: al posto dei fiori, piccole pietre, per simboleggiare il ricordo eterno.

Una zona di Gerusalemme quanto mai suggestiva e particolare, tutta questa a ridosso del luogo in cui sorgeva l’antico tempio…

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Padre MASSIMO PAZZINI, Studium Biblicum Franciscanum (Gerusalemme): “Questo è un luogo importante nel ricordo dei morti di Gerusalemme perché qui sono localizzati fin dall’antichità tutti i cimiteri sia quelli cristiani che quelli ebraici ed islamici. Sul lato del Monte degli Ulivi che guarda verso Gerusalemme, in particolare verso il tempio, c’è il cimitero ebraico, con lo sguardo idealmente rivolto alla città santa; sul lato opposto, alle nostre spalle, sotto le mura della città santa c’è il cimitero islamico rivolto idealmente verso la città santa, La Mecca, mentre in fondo alla valle, proprio nel punto piu basso del torrente Cedron, c’è il cimitero cristiano, con i morti rivolti soprattutto al cielo, e non in direzione della Gerusalemme terrestre o di una città, ma verso la Gerusalemme Celeste, che noi aspettiamo alla fine dei giorni”.

La valle di Giosafat che in ebraico significa “il Giudizio di Dio” è, idealmente, il luogo dove Dio giudicherà tutto il suo popolo alla fine dei tempi, nel giorno della risurrezione.

Padre MASSIMO PAZZINI, Studium Biblicum Franciscanum (Gerusalemme): “Nella Bibbia questo giudizio ha un valore negativo, in quanto viene ricordato solo due volte nel libro di Gioele al capitolo 4 al versetto 2 e al versetto 12 e in tutti e due i posti si dice che il Signore giudice in quel giorno radunerà in questa valle, appunto la valle del giudizio, la valle di Josafat, tutti i popoli che hanno fatto male a Gerusalemme e al popolo di Israele, che l’hanno portato in esilio e se ne sono divisi la terra”.

Soltanto a partire dal IV secolo questa prospettiva è cambiata, e si è affermata l’idea della responsabilità individuale.

Padre MASSIMO PAZZINI, Studium Biblicum Franciscanum (Gerusalemme): “Mentre i primi cristiani e anche i giudei non avrebbero mai voluto essere giudicati in questo luogo perchè era un luogo di condanna, ecco che piano, piano si è affermata l’idea della responsabilità individuale. … dunque quelli che sono sepolti qui, di qui dovranno risorgere e non ci saranno due gruppi – da una parte i buoni dall’altra i cattivi – piuttosto ci saranno delle persone che verranno giudicate singolarmente secondo le loro azioni… fino ad oggi molti desiderano farsi seppellire qui come se alla fine dei tempi nel giorno del giudizio potessero risorgere prima rispetto a quelli che sono sepolti altrove”.

Padre Massimo mostra la Porta d’Oro, oggi chiusa. Secondo la tradizione ebraica essa sarà riaperta con l’entrata del Messia, momento in cui i morti sepolti lì, risusciteranno. Nel luogo del giudizio, nel giorno finale. Senza dubbio, la commemorare dei defunti a Gerusalemme, dove Dio parlò attraverso i profeti di Gesù, è carica di un profondo sentimento spirituale.

Padre MASSIMO PAZZINI, Studium Biblicum Franciscanum (Gerusalemme): “Quando guardiamo questa valle, questo luogo dove tutti sono raccolti, secondo le loro comunità, ma in maniera indistinta, ognuno vicino all’altro, separati da una strada o da un muro o da un recinto o poco più, ecco che possiamo guardare avanti con più fiducia … vediamo che almeno nella morte siamo tutti uguali e siamo tutti rivolti alla Gerusalemme del cielo e alla resurrezione…”.