La strada che Gesù intraprende per salvare ciascuno di noi non è facile!
Il Figlio di Dio non sceglie la forza e la ricchezza, ma percorre la via più dura quella della sofferenza e della povertà. In questo tempo di “clausura” ci siamo ritrovati alla scuola dell’unità, per imparare a stare insieme e ad ascoltare l’altro. All’inizio della grande settimana, il Vangelo ci ricorda l’esperienza di Betania: «Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo» (Gv 12, 1-3). La settimana della Passione si apre con un simbolo caro alla tradizione cristiana: il profumo del nardo.
Quest’olio prezioso ha le sue origini nell’antichità. Gli ebrei lo impiegavano sia per odorare gli ambienti, sia come unguento per il corpo. Nella Sacra Scrittura assume diversi significati; in modo particolare è figura dell’amore fedele. Lo sposo e la sposa del Cantico affermano che il loro amore è come profumo di nardo, vale a dire, prezioso, buono, unico, che “profuma” la vita: “Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo” (Ct 1,12). Tra tutti i prodotti aromatici, il nardo è il più pregiato; proprio per questo diventa il “profumo sacro”: «Poi venne un altro angelo e si fermò presso l’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull’altare d’oro, posto davanti al trono» (Ap 8,3). In forma di unguento serviva per ungere i re e i defunti: «Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura» (Mt 26, 12).
Il profumo del nardo, che si diffonde dal vaso offerto da Maria, figura, in modo eccellente, il significato della passione e morte di Gesù: amore senza misura ed espressione della sua risurrezione, come amore che vince la morte. Maria, ungendo Gesù ha riconosciuto in Lui il vero re, l’unto del Signore: il Cristo! L’unzione di Betania è una vera e propria professione di fede nel Figlio di Dio: «Dopo aver unto i piedi del Signore, la donna non li ha asciugati con un panno, ma con i suoi capelli, per onorare meglio il Signore. Come uno, assetato, beve l’acqua di un fonte zampillante, questa santa donna ha bevuto alla fonte della santità una grazia deliziosa, per placare la sete della sua fede» (San Cromazio di Aquileia).
Il vaso completamente infranto e il profumo, sparso senza misura, indicano che Gesù, avviandosi verso la passione e morte, sta “spezzando” e “consumando” la sua vita per noi, per la sua Chiesa. Gesù morendo non spreca la sua vita ma la dona! Se da una parte la morte emana cattivo odore, dall’altra il simbolo del nardo ci anticipa la vita: «Siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza!» (2Cor 2, 14). Una conoscenza che avviene attraverso la Chiesa: «Questa donna prefigurava la Chiesa, che ha offerto a Cristo la devozione piena e totale della sua fede[…]Una libbra contiene dodici once. È questa dunque la misura dell’unguento posseduto dalla Chiesa, che ha ricevuto, come un unguento prezioso, l’insegnamento dei dodici apostoli. Cos’è più prezioso infatti dell’insegnamento degli apostoli che contiene la fede in Cristo e la gloria del Regno dei cieli? Per di più, viene detto che tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento, perché il mondo intero è stato riempito dell’insegnamento degli apostoli: “Per tutta la terra”, come sta scritto, “si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro voce” (Sal 18,8)» (San Cromazio di Aquileia).
Chiediamo al Signore che ci aiuti a spandere in casa e nel mondo il buon profumo di Cristo. Quale profumo? L’intimità nuziale con Gesù: «Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo» (2 Cor. 2,15); il gesto di Maria ci ricorda che per vivere la Pasqua bisogna essere uniti; mettere da parte le proprie ricchezze per porre al centro il “vero profumo”.
A cura di don Bartolomeo de Filippis – Su Facebook
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