Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 2 Aprile 2020 – Gv 8, 51-59

Chi ti credi di essere? L’accusa, rivolta a Gesù, è la stessa, ieri e oggi. E, stranamente, non aspettiamo la risposta, non la ascoltiamo veramente, preferiamo darla noi in sua vece.

È un grande uomo del passato, un profeta incompreso, un pacifista ante-litteram, ma niente di più. Uno dei tanti eroi della storia finiti male, forse il migliore. 

E invece. Gesù, provocato allo spasimo dai farisei sospettosi che mal digeriscono la sua visione di Dio, esagera: prima che Abramo fosse Io sono. Gesù si attribuisce il nome stesso di Dio, quel nome che nessuno poteva nominare, che veniva sostituito durante la lettura della Scrittura, che, se scritto su una pergamena, non poteva essere distrutto. Quel nome che nemmeno si poteva dire Gesù se lo attribuisce: si prende per Dio.

La reazione del suo uditorio è più che comprensibile, lo sconcerto e la rabbia sono proporzionali all’enormità dell’affermazione di Gesù. Chi pretendi di essere? Davanti a questa domanda anche noi dobbiamo interrogarci. Gesù è un grande uomo della storia che si prende per Dio? Allora è un pazzo e non vale la pena ascoltarlo.

Oppure è veramente chi egli dice di essere…

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