“Chi di voi è senza peccato…”
cribi e farisei si recano da Gesù per metterlo alla prova e accusarlo. Per farlo si servono di una domanda ben studiata, quasi retorica. Da un lato c’è il comando di Mosè, la massima autorità per la religione ebraica, dall’altro c’è il parere che chiedono a Gesù. Se Gesù avesse espresso un parere contrario all’autorità di Mosè, avrebbero avuto immediatamente un pretesto per accusarlo pubblicamente. Tante volte anche tu ti trovi davanti a domande insinuose che cercano di metterti in difficoltà, o di portarti a giudicare il comportamento o le parole tra due o più persone.
Gesù inizialmente cerca di non rispondere, ma poi nell’incalzare dell’interrogativo, offre un’altra prospettiva da cui guardare la situazione e in tal modo neutralizza la domanda, rendendola insignificante. Ad opporsi non è più quel che dice Mosè o il suo parere, ma l’agire peccaminoso comune a tutti gli uomini, indipendentemente dalla gravità dell’atto. Gesù sa riconoscere che da quel dialogo si attendevano una sentenza, che avrebbe posto alcuni in condizione di superiorità o subalternità rispetto ad altri. Gesù, invece, rende evidente che ci si trova in una situazione comune a tutti (egli escluso) che non dà a nessun il ruolo di giudice.
In breve
Evita di cadere nella trappola del giudizio, ma cerca sempre di aver presente qual è la difficoltà comune per te e gli altri dalla quale nessuno è escluso e che, di conseguenza, impedisce di giudicare l’atteggiamento che qualcuno ha adottato.
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Commento a cura di don Vincenzo Marinelli
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