Celebrare in famiglia il giorno del Signore – Commento al Vangelo di domenica 29 Marzo 2020 – Sussidio CEI

La difficile situazione che stiamo vivendo non ci consente di partecipare alla Celebrazione eucaristica della quarta Domenica di Quaresima.

Suggeriamo dunque uno schema per un momento di celebrazione da vivere in famiglia in comunione con tutta la Chiesa.

È bene scegliere nella casa uno spazio adatto per celebrare e pregare insieme con dignità e raccoglimento. Là dove è possibile, andrebbe creato un piccolo «luogo della preghiera» (cf. CCC, 2691) o anche solo un angolo della casa in cui collocare la Bibbia aperta, l’immagine del crocifisso, una icona della Vergine Maria, un cero, da accendere al momento opportuno. In questa quarta Domenica di Quaresima “Laetare”(“Rallegrati”), se lo si ritiene opportuno, è possibile porre accanto alla Bibbia o al cero qualche fiore.

Ogni famiglia potrà adattare lo schema secondo la necessità.

Riflessione al Vangelo

Gesù piange. Come ogni uomo di fronte alla morte è sconvolto, soprattutto perché si tratta della morte di un amico. Egli conosce la durezza della morte, sa che la morte taglia, separa, allontana. Ma conosce anche il cuore degli uomini che faticano a credere nella potenza di Dio, il quale non vuole la morte dell’uomo ma la sua vita (cfr. Ez 33,11). E allora il primo atto non può che essere un atto dirompente. Fa togliere la pietra che ostruisce la bocca del sepolcro perché questa pietra parla: è il segno della separazione del mondo dei vivi dal regno dei morti. Eliminando questo confine Gesù rivela fin da ora la potenza di Dio che risuscita i morti, comunica la vita e rianima la speranza.

Soltanto la preghiera accorata, filiale e fiduciosa, però, può ottenere l’impossibile. E così, alzando gli occhi al cielo e ponendosi da Figlio davanti a Dio prega. È una preghiera di rendimento di grazie, una preghiera che riconosce quanto Dio ha già compiuto, ma è anche una preghiera tutta protesa alla fede dei discepoli: il fatto che il Padre abbia ascoltato il Figlio è il segno massimo della comunione tra loro. Solo ora Gesù, a gran voce, può chiamare Lazzaro per inserirlo in un disegno di vita infinita e smuovere la fede di molti Giudei.

Lazzaro non appartiene più alla morte, le bende che legano le sue mani e i suoi piedi non fanno più per lui, eppure anch’egli dovrà attendere un’altra risurrezione, quella di Cristo, quando il Figlio di Dio rovescerà la pietra del suo sepolcro perché ogni uomo possa godere la vita piena. Per sempre. La sua risurrezione sarà a fondamento della speranza sicura della risurrezione di ogni uomo.

La scena di dolore che Gesù ha davanti agli occhi a Betania è drammaticamente attuale. Le file di bare con i corpi di centinaia di defunti che in queste ore attraversano l’Italia sono l’immagine della forza distruttiva dell’epidemia. Esse dicono tutta la nostra fragilità e suscitano quasi un senso di sconfitta. La fede, tuttavia, ci spinge a vedere oltre e a scorgere in questa processione interminabile di corpi esanimi il popolo dei viventi, di coloro che sono stati vivificati dallo Spirito, e hanno debellato il male e la morte e ora davvero vivono in Cristo. Non hanno celebrato la Pasqua in questo mondo per celebrarla eternamente con il Risorto.

L’invito di Gesù a togliere la pietra ora è rivolto a noi affinché rimuoviamo le pietre di morte che spesso soffocano la nostra fede e i macigni della paura che in queste ore ci fanno dimenticare che alla fine i teli funebri staranno per terra, ripiegati perché inutili (Gv 20,4.6-7).

«Se tu fossi stato qui…». Se il Signore fosse presente, se il Signore vedesse ciò che accade in queste ore… Il pensiero di Marta potrebbe essere quello di tanti fratelli e sorelle che vedono aggravarsi le condizioni dei loro cari e poi morire. La sua limpida professione di fede può essere quella di ogni credente: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Egli passa sulle nostre strade deserte, nelle nostre piazze abbandonate, nelle corsie degli ospedali o nelle case per far fiorire la vita. Attende soltanto la nostra adesione sincera al suo progetto di vita.

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