Don Antonio Mancuso – Commento al Vangelo del 26 Marzo 2020

Ho letto e riletto questa pagina del vangelo… l’ho letta e meditata… e mi è venuta in mente una riflessione a partire da alcune frasi di Gesù.

C’è un grande pericolo per tutti noi, quello dell’autocompiacimento… dell’auto glorificazione… quello di essere troppo centrati su noi stessi… quello di sentirci i migliori. E per raggiungere questo obiettivo, siamo anche capaci di investire tempo… energie… creatività… ma sempre col fine di aumentare la nostra gloria!

Il rischio, infatti, è quello di fare cose, anche belle… utili… caritatevoli… ma farle solo per autocompiacersi… per autoesaltarsi.

E, ancora, il rischio è quello di circondarsi di persone che alimentano questa debolezza… che alimentano questo narcisismo… persone che mentono o rimangono in silenzio pur di non dispiacere l’altro. Gesù lo dice in maniera chiara: ricevere gloria gli uni dagli altri.

Chi possiede questo stile… chi è troppo centrato su se stesso… non può credere perché non può e non sa fidarsi di un altro… non può e non sa fidarsi di Dio.

Lo so… queste parole sono particolarmente dure, ma penso che il vangelo di oggi stia parlando proprio di questo: “come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?”. Parole che pesano come un macigno.

L’unico modo di vincere questa tentazione è vivere di obbedienza, perché chi obbedisce a Dio si affida… chi obbedisce rinuncia alle proprie convinzioni… chi obbedisce esce fuori da se stesso.

E le vere opere di un cristiano sono quelle che sono frutto di questa obbedienza che è la garanzia per non cadere nell’autocompiacimento.

Diciamolo chiaramente e senza ipocrisia: a tutti piace avere riconosciute le proprie qualità… a tutti piace ricevere complimenti… a tutti piace essere stimati… ringraziati… apprezzati. Non è questo il problema.

Il problema nasce quando si fanno le cose, prima di tutto e soprattutto per essere ringraziati… riconosciuti… apprezzati.

Lo ripeto: il ringraziamento, la riconoscenza e l’apprezzamento e il piacere che ne deriva non devono essere il motivo per il quale faccio le cose, ma un effetto secondario, una conseguenza, che se c’è può fare piacere.

Se fai le cose solo per essere visto e apprezzato… tutto ciò che fai potrà forse servire agli altri… ma a te… alla tua salvezza… non servirà a nulla. Del resto, Gesù lo ha detto chiaramente: “che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?”.

Oggi, insomma, siamo chiamati a concentrarci, ancora una volta, su Gesù e non su noi stessi… questa è davvero l’unica garanzia per la nostra salvezza!

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