“Chi ha peccato?”
In tempi di contagi e malattie infettive forse la domanda dei discepoli sarebbe la stessa: “chi ha peccato?”, detto in altri termini: “qual è il motivo morale e spirituale di questa situazione?”. È una domanda mal posta, che Gesù corregge. Non ci sono da vedere colpe, nè la malattia e l’infermità possono essere interpretate come un flagello apocalittico, conseguenza di una punizione divina. Gesù invece invita a cogliere in quel che accade il modo con il quale agisce Dio a favore degli uomini.
Il cieco nato non solo è guarito, eludendo ogni ipotesi di punizione divina, ma la sua guarigione diventa occasione per riconoscere in Gesù il “figlio dell’uomo”. Gesù non solo guarisce dalla cecità fisica, ma anche da quella spirituale. In un contesto spesso “stressato” da letture sanitarie, economiche o politiche, si rischia di non vedere l’appello alla preghiera, alla solidarietà umana, al sacrificio e alla carità che il Signore sta sollecitando. Sono le dimensioni quaresimali per eccellenza. Al di là delle forme precostituite del culto quaresimale, il Signore incita a praticare in modo rinnovato il cuore del vissuto quaresimale.
In breve
La malattia non è una punizione divina, ma la situazione che permette a Dio di far aprire gli occhi all’uomo e sollecitarlo con più vigore alla fede, alla preghiera, al sacrificio e alla solidarietà umana.
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Commento a cura di don Vincenzo Marinelli
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