Il commento alle letture del 21 Marzo 2020 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
O Dio, abbi pietà di me peccatore
SABATO 21 MARZO (Lc 18,9-14)
Dinanzi al Signore non vi sono persone giuste. Osservare tutta la Legge secondo il cuore del Signore e amare Lui secondo la sua volontà ci rende sempre imperfetti dinanzi a Lui. La perfezione chiesta è sempre altissima. Il nostro amore sempre incipiente. Salomone, nella sua preghiera elevata al Signore, dice che non c’è nessun uomo che faccia solo il bene e non pecca: “Quando peccheranno contro di te, poiché non c’è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in una terra ostile, lontana o vicina, se nella terra in cui saranno deportati, rientrando in se stessi, torneranno a te supplicandoti nella terra della loro prigionia, dicendo: “Abbiamo peccato, siamo colpevoli, siamo stati malvagi”, se torneranno a te con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima nella terra dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso la loro terra che tu hai dato ai loro padri, verso la città che tu hai scelto e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le loro ribellioni con cui si sono ribellati contro di te, e rendili oggetto di compassione davanti ai loro deportatori, affinché abbiano di loro misericordia, perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall’Egitto, da una fornace per fondere il ferro” (1Re 8, 46-51). Nessuno è perfetto dinanzi a Dio.
Il Salmista, dopo aver celebrato e cantato la bellezza e la dolcezza della Legge, chiede a Dio perdono per tutte le inavvertenze contro di essa: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto. Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti. Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore” (Sal 19 (18) 8-15). Sempre il Salmista così prega: “Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore” (Sal 130 (129) 1-4). Il peccato del fariseo è triplice: di superbia, di giudizio, di stoltezza. È di superbia perché si crede santo, mentre è peccatore. È di giudizio, perché disprezza il pubblicano che con umiltà sta chiedendo perdono. È di stoltezza perché non si valuta dalla pienezza della rivelazione, ma dal suo cuore.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Gesù vuole insegnarci che se ci valutiamo con giusta valutazione e usiamo il metro della divina Parola, di tutta la divina Parola, allora scopriremo che siamo lontani dalla perfezione e che abbiamo bisogno di molta misericordia da parte del Signore. La legge della misericordia è per una sola: Dio è misericordioso con me, se io sono misericordioso con i miei fratelli. Il fariseo esce dal tempio con il carico dei suoi peccati perché non ha avuto misericordia. La misericordia verso i fratelli attira su di noi tutta la misericordia del Padre. Dio non è misericordioso con chi non è misericordioso.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci ricchi di misericordia, pietà, compassione sempre.