d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 21 Marzo 2020 – Lc 18, 9-14

Non dobbiamo oggi passare dalla parte opposta di accusarci di peccati non commessi. I formalismi ostacolano il giungere al cuore semplice, aperto alla Luce. Se mi sembra sinceramente di non aver fatto od omesso nulla volontariamente e consapevolmente posso però ugualmente confessarmi perché sono bisognoso del sempre nuovo venire della grazia. Che mi porterà verso la pienezza della vita in Cristo. Tutto ciò non per un perfezionismo da energumeno. Ma per lasciarmi condurre in questa vita meravigliosa.

Peccati non sono i sentimenti, certe reazioni istintive. Il vero peccato è una scelta consapevole di chiudere il cuore. Come si comprende allora non è un mero atto. La chiusura del cuore permane e ostacola in varia misura la mia vita nello Spirito, fonte della vita e di ogni bene. Che aiuto, poi, può venire trovando un sacerdote di lungo cammino spirituale che mi aiuti a scoprire le autentiche tappe, vie, attraverso le quali Dio con delicatezza apre il mio cuore alla vita. Non solo dunque se ho pregato, ho perdonato e via dicendo ma un cercare insieme un discernimento su tutta la mia vita, nella concreta situazione attuale, nei percorsi, nei rapporti specifici…

La grazia che entra gradualmente nella mia umanità reale e la illumina, scioglie i nodi, apre vie, favorisce incontri, elargisce ogni bene. Solo questo amore a misura fa rinascere tutto me stesso, non una mia anima disincarnata. Questo tipo di confessione certo lo vivo col mio padre spirituale non in altre confessioni. Prego per trovare un tale padre spirituale e poi nel tempo vedrò con Dio se quello col quale ho intrapreso un cammino mi può aiutare. Perché è fondamentale che con calma possa trovare una persona della quale essenzialmente mi posso fidare per aprirgli tutto il mio cuore e per lasciarmi portare oltre me stesso.

Come andare, per esempio, avanti nel deserto se non vi è un Mosè di cui mi fido che mi aiuta a camminare con sana fiducia che si apriranno insospettati orizzonti? L’acqua scaturirà dalla roccia, il pane e la carne proveranno dal cielo. Il padre spirituale è una persona che Dio stesso mi dona e nulla sarà a caso.

La dodicesima ora

Ogni sera che viene
è una sera che piango.
Riguardo il mattino.
Ogni terra che penso
è speranza lontana,
di giorni lontani,
che amo soltanto
in una foto del futuro.
Ritorna la sera.
Ritorna il mio letto, la mia nave,
la mia solita nave di sempre,
in cui piango da solo terre lontane.
Ogni terra che penso
è una sera, è un mattino.
Ogni terra che penso domando:
sei forse tu la mia terra?

Una piccola vela nel mare

Io che veleggio su questa dolce barca
che il vento porta leggera ed alla sera
appoggio il peso della giornata alla tua riva
io più non so di porti-chimera senza rifugio
che l’uomo cerca disperato per mari sempre stranieri.
Sì, questa dolce barca che ora porta
anche voi, porta il mare alla terra
e la terra al mare, a questa costa
che così chiara separa e cuce
ogni cosa al cielo. Senza
essere vista, dopo la sera,
quando ogni domanda, stanca, riposa.

Poesiole tratte da Piccolo magnificat, un canto di tanti canti (poesie che un prete ha sentito cantare, inavvertitamente, dalla vita, dalla sua gente): https://gpcentofanti.wordpress.com/2015/07/02/piccolo-magnificat-5/

A cura di don Giampaolo Centofanti su il suo blog


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