Guardiamo l’apparenza
Sapere è vedere
E sempre nel mondo greco, in quella che è la tragedia per antonomasia, L’Edipo Re di Sofocle, troviamo ancora una volta questa relazione stretta tra vedere e sapere: nella città di Tebe c’è una pestilenza e la gente chiede a Edipo, diventato Re di quella città, di salvarli. Tutti vedono in Edipo il salvatore possibile, ma non sanno che Edipo è la causa del flagello. Edipo infatti, ignorando che il Re Laio fosse suo padre, lo ha ucciso, e ha sposato, senza saperlo, Giocasta, che in realtà è sua madre. Sarà l’indovino Tiresia, cieco, a svelare, costretto da Edipo, la verità su questa storia: proprio Tiresia che è cieco vede come stanno veramente le cose.
Tenebre e luce
Vedere la realtà è una grande responsabilità, ha sempre delle conseguenze, e non avviene mai da un momento all’altro. Siamo tutti in qualche modo ciechi, per questo il cammino spirituale che Gesù vuole aiutarci a percorrere è un itinerario che ci porta pian piano a vedere meglio, cioè a conoscere meglio noi stessi, ma soprattutto a conoscere sempre più profondamente chi è Lui.
È vero, spesso siamo nelle tenebre, siamo dentro una notte profondamente oscura, ma proprio lì Gesù ci raggiunge. Non cancella la notte, ma si fa luce per accompagnarci. Il male fa parte di questa storia umana, ma è anche il luogo dove emerge la forza di Dio, che trasforma ogni storia di male in una storia di salvezza: «Gesù rispose: “Non ne hanno colpa né lui né i suoi genitori, ma è così perché in lui si possano manifestare le opere di Dio”. (Gv 9,3)
Ricreati
Gesù infatti invita quest’uomo a immergersi nella piscina di Siloe: l’immersione è il gesto battesimale (baptizo vuol dire appunto ‘immergo’) e questa immersione avviene a Siloe, che, dice Giovanni, vuol dire ‘Inviato’. Forse è solo una suggestione, ma l’inviato per eccellenza è Gesù stesso, l’inviato del Padre. Il cieco nato è quindi invitato a immergersi in Gesù per rinascere. Così ogni neofita è invitato a scendere nella vasca battesimale, per incontrare Gesù e consegnare a lui l’uomo vecchio. Nel battesimo consegniamo a Gesù la parte peggiore di noi, il nostro peccato.
Piano piano
Colpevolmente ciechi
Ma ci sono anche coloro che non vogliono vedere per paura. Sono coloro che non vogliono compromettersi. Vedere vuol dire scomodarsi, uscire dalle proprie fantasie. I genitori di quest’uomo si sono resi colpevolmente ciechi: non vogliono diventare testimoni della verità. Hanno paura di perdere quei diritti che venivano assicurati dalla sinagoga. In effetti è vero: quando accettiamo di vedere la realtà, quando siamo disposti a conoscere Gesù, ne diventiamo testimoni. Ed essere testimoni vuol dire inevitabilmente compromettersi.
Una porta si riapre
Il protagonista di questo testo è immagine di ogni discepolo e del cammino che siamo chiamati a percorrere. Quest’uomo ha visto come stanno veramente le cose ed è disposto persino a pagare il prezzo della verità. Diventa testimone, si compromette e per questo viene buttato fuori dalla sinagoga. Il discepolo deve mettere in conto il rifiuto, l’incomprensione, l’umiliazione. Prendere posizione per Gesù, dal punto di vista del mondo, costa.
Quest’uomo, dunque, viene buttato fuori dalla comunità, potremmo dire, forse, dal mondo, dal contesto sociale. E, possiamo immaginare anche che, buttato fuori dalla sinagoga, egli abbia sentito il tonfo della porta che si chiudeva alle sue spalle. Gesù viene a sapere che è stato cacciato fuori e si mette a cercarlo. È lì che si compie il cammino: quando ci lasciamo trovare da Dio. Ma è anche bello leggere questo episodio alla luce dei versetti che vengono immediatamente dopo: all’inizio del capitolo 10, Gesù comincia a parlare di se stesso come la porta del recinto, che rimane sempre aperta e che fa entrare nella vita piena!
Leggersi dentro
- In che modo sto cercando di approfondire il mio cammino di conoscenza del Signore?
- Quanto sono disposto a compromettermi per Gesù e quanto invece faccio finta di non conoscerlo?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte