La regola dovrebbe essere: ciò che si riceve si dona. Con precisione è: ciò che ricevi da Dio lo devi donare all’altro.
Insomma… io sono amato da Dio… come conseguenza amo l’altro.
Io sono perdonato da Dio… allora amo l’altro.
Non c’è nessun imperativo obbligante… ma ci sono solo indicativi conseguenziali: ricevo, do!
E questo lo si può declinare con tutti i verbi dell’amore:
accogliere: sono accolto da Dio… allora accolgo;
dare un’altra possibilità: Dio mi dà un’altra possibilità… allora la do;
usare pazienza;
ricevere cura… etc.
Manifestiamo la nostra fragilità… la nostra infantilità… il nostro egoismo, quando interrompiamo questa catena… quando interrompiamo la conseguenzialità… quando mettiamo vincoli e quando facciamo parzialità:
sono amato da Dio… decido chi amare;
sono perdonato da Dio… decido chi o quando perdonare… e così via.
Il vangelo di oggi è molto più semplice da vivere di quello che si può pensare, perché la forza del secondo indicativo viene dal primo!
Insomma… in sintesi, questo vangelo, non ci dice: devi perdonare… ma semplicemente ci ricorda che siamo perdonati… il resto è soltanto una conseguenza.
Ecco… se c’è una cosa che ci mette in crisi di questo vangelo è proprio questa: ma tu lo sai che sei stato perdonato? Ne hai veramente coscienza? Sei consapevole? Lo percepisci veramente? Allora… credimi… perdonare ti dovrà venire molto più semplice di quello che pensi.
Se ti viene difficile… allora due sono le cose:
o non hai niente da farti perdonare, oppure sei soltanto presuntuoso e superbo… a te la scelta!
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