Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 22 Marzo 2020.
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Alcune cose riusciamo a vederle, altre ci sfuggono. Crescono a ritmo vertiginoso le cognizioni scientifiche che ci permettono di esaminare, controllare, quantificare tutto ciรฒ che รจ materiale. Cโincuriosiscono e ci appassionano, ci fanno sentire orgogliosi al punto da indurre alcuni a credere che sia vero ed esista solo ciรฒ che puรฒ essere visto con gli occhi, constatato con i sensi, verificato con gli strumenti di laboratorio.
Ma la presunzione di avere il controllo su tutta la realtร deriva da un difetto di vista, dallโoffuscamento di quello sguardo interiore e spirituale che solo ci permette di intravedere qualcosa nei misteri di Dio, nel senso della vita e della morte e nel destino ultimo della storia dellโuomo.
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Esiste anche unโaltra cecitร , quella di chi รจ convinto di possedere la luce e di saper dare il giusto valore ad ogni cosa: al denaro, al successo, alla carriera, alla sessualitร , alla salute e alla malattia, alla giovinezza e alla vecchiaia, alla famiglia, ai figliโฆ ma ha attinto le sue certezze dalla scala di valori di questo mondo; le ha dedotte โ forse senza rendersene conto โ dalle pulsioni e dalle emozioni del momento, dai calcoli interessati, dalle ideologie e dai sistemi economici contaminati dal peccato, dalle chiacchiere salottiere: false luci, sfavillii inaffidabili, fuochi fatui, bagliori ingannevoli!
โVeniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomoโ (Gv 1,9): Cristo venuto a dissipare le nostre tenebre, a rischiarare le nostre notti, a introdurci nella famiglia dei โfigli della luce e figli del giornoโ (1 Ts 5,5).
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โTu sei la luce del mondo. Chi ti segue ha la luce della vitaโ.
Prima Lettura (1 Sm 16,1b.4a.6-7.10-13a)
1 E il Signore disse a Samuele: โRiempi di olio il tuo corno e parti. Ti ordino di andare da Iesse il Betlemmita, perchรฉ tra i suoi figli mi sono scelto un reโ.
4 Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della cittร gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: โ ร di buon augurio la tua venuta?โ.
6 Quando Iesse e i suoi figli gli furono davanti, egli osservรฒ Eliab e chiese: โ ร forse davanti al Signore il suo consacrato?โ. 7 Il Signore rispose a Samuele: โNon guardare al suo aspetto nรฉ allโimponenza della sua statura. Io lโho scartato, perchรฉ io non guardo ciรฒ che guarda lโuomo. Lโuomo guarda lโapparenza, il Signore guarda il cuoreโ.
10 Iesse presentรฒ a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripetรจ a Iesse: โIl Signore non ha scelto nessuno di questiโ. 11 Samuele chiese a Iesse: โSono qui tutti i giovani?โ. Rispose Iesse: โRimane ancora il piรน piccolo che ora sta a pascolare il greggeโ. Samuele ordinรฒ a Iesse: โManda a prenderlo, perchรฉ non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto quiโ. 12 Quegli mandรฒ a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: โAlzati e ungilo: รจ lui!โ. 13 Samuele prese il corno dellโolio e lo consacrรฒ con lโunzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posรฒ su Davide da quel giorno in poi.
โI ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perchรฉ un corpo corruttibile appesantisce lโanimaโ. Cosรฌ lโautore del libro della Sapienza mette in guardia contro il pericolo di accordare unโeccessiva, ingenua fiducia ai criteri di giudizio dellโuomo (Sap 9,14).
Il profeta, colui al quale il Signore affida i propri progetti e rivela i propri misteri, sarร al riparo da meschini condizionamenti? Affatto; rimane un uomo, anche per lui รจ difficile sintonizzare i propri pensieri con quelli di Dio, anchโegli ha bisogno di purificare lo sguardo se vuole contemplare la realtร con gli occhi del Signore. ร quanto รจ accaduto a Samuele, lโuomo di Dio inviato a Betlemme per consacrare colui che il Signore aveva scelto come re.
Siamo nel 1020 a.C. e il popolo di Israele sta attraversando un momento difficile a causa dei Filistei che lo pressano da ogni lato. Un uomo valoroso, abile, intelligente potrebbe forse riuscire a contenere la tracotanza di nemici tanto potenti, ma dove trovarlo?
Un giorno il Signore fa capire a Samuele di aver scelto lโuomo adatto: un giovane di Betlemme, un figlio di Iesse.
Il profeta si mette in cammino verso quella cittร , cerca la casa di Iesse, entra e racconta ciรฒ che il Signore gli ha rivelato. Iesse sโillumina, รจ raggiante perchรฉ Dio ha scelto uno dei suoi figli come re dโIsraele. Ma quale di loro? โ si chiede โ Ne ha molti. Dopo un attimo di esitazione, pensa: certamente il prescelto รจ Eliab, il primogenito, รจ alto, fiero, aitante, non puรฒ che essere lui! Anche Samuele รจ colpito dallโaspetto del giovane, dallโimponenza della statura, ma nellโintimo la voce del Signore gli suggerisce: โNo, non รจ lui!โ.
Un poโ deluso, Iesse presenta al profeta, uno dopo lโaltro, i suoi sette figli, tutti belli, gagliardi, sagaci, eppure nessuno di loro รจ lโeletto. Anche Samuele sembra perplesso, disorientato. Chiede allora a Iesse: โNon hai altri figli?โ. โSรฌ โ risponde questi โ ne avrei ancora uno, ma รจ un adolescente, รจ assurdo che Dio scelga lui per una missione cosรฌ impegnativa quando puรฒ fare affidamento su persone ben piรน dotateโ.
Il profeta โ che ora comincia a vedere la realtร con occhi nuovi, quelli di Dio โ risponde: โVallo a prendere, perchรฉ รจ lui lโeletto!โ.
Strana, persino illogica la scelta di Dio! Non รจ facile capire il suo comportamento e non รจ la prima volta che egli agisce in modo contrario ai criteri umani. Fin dallโinizio della Bibbia egli mostra di prediligere Abele rispetto a Caino e il testo sacro non ne spiega il motivo (non dice che Abele era buono e Caino cattivo). La ragione รจ unโaltra: Hebel (Abele) in ebraico significa โvanitร โ, ciรฒ che รจ senza consistenza, dunque, indica colui che non conta. Abele รจ hebel ed รจ anche il piรน debole e il piรน piccolo: ha tutto ciรฒ che attira lo sguardo di Dio. ร questa, nella Bibbia, la prima manifestazione delle preferenze del Signore per chi non ha valore.
In seguito egli sceglierร un popolo: osserverร gli egiziani, molto religiosi, costruttori di piramidi, conoscitori dei segreti della scienza; prenderร in considerazione i babilonesi, ricchi, potenti, progrediti in ogni campo del sapere, ma non sceglierร loro, preferirร Israele perchรฉโฆ era il piรน piccolo (Dt 7,7-8). Per liberare il suo popolo dai madianiti chiamerร Gedeone, che si schermirร dicendo: โAh, mio Signore, come posso essere io a salvare Israele? Ecco, la mia famiglia รจ la piรน povera di tutta la tribรน, ed io sono il piรน piccolo della mia famigliaโ (Gd 6,15).
Gesรน si comporterร allo stesso modo: privilegerร i piccoli, i peccatori, i poveri, i pastori, le persone disprezzate e farร di loro i primi invitati al banchetto del Regno.
Come si spiegano queste predilezioni di Dio? La risposta si trova nella parte centrale della lettura: egli non vede le persone come le vediamo noi; il nostro sguardo contempla lโesterno, non va oltre la superficie, si sofferma spesso sullโeffimero, il suo giunge al cuore. Perfino Samuele, lโuomo di Dio, il profeta del Signore, per un momento ha esitato e si รจ lasciato abbagliare dalle apparenze. ร dunque facile che questo accada. Senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, eprimiamo sulle persone giudizi superficiali e ingiusti. La lettura invita a prenderne atto e a riconsiderarli alla luce dei giudizi e dello sguardo del Signore.
Seconda Lettura (Ef 5,8-14)
8 Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciรฒ come i figli della luce; 9 il frutto della luce consiste in ogni bontร , giustizia e veritร . 10 Cercate ciรฒ che รจ gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poichรฉ di quanto viene fatto da costoro in segreto รจ vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perchรฉ tutto quello che si manifesta รจ luce. 14 Per questo sta scritto: โSvรจgliati, o tu che dormi, dรจstati dai morti e Cristo ti illuminerร โ.
Nella Bibbia la lotta fra il bene ed il male รจ presentata spesso con lโimmagine dellโantitesi fra luce e tenebre. โNon ci puรฒ essere comunione fra la luce e le tenebreโ โ dichiara Paolo ai corinti (2 Cor 6,14). Il dramma consiste nel fatto che lโuomo puรฒ scegliere le tenebre e allontanarsi da Dio che รจ luce (1 Gv 1,5.7).
Per i semiti โ che avevano assimilato molti aspetti delle concezioni dualistiche persiane โ lโoriente, dove sorge il sole, era il simbolo di Dio, mentre lโoccidente richiamava il maligno. In una delle sue celebri catechesi battesimali, Cirillo di Gerusalemme (IV secolo) ricordava ai suoi fedeli: โRivolti verso occidente, voi avete steso le mani e avete rinunciato a satana, perchรฉ lโoccidente รจ il luogo della fitta tenebra e lโimpero di satana รจ nellโoscuritร โ.
Le esortazioni contenute nella lettura vanno collocate nel contesto di questa mentalitร .
Ai cristiani viene ricordato che, con il battesimo, sono passati dalle tenebre alla luce, per questo da loro ci si attende le opere della luce. Paolo le richiama e le riassume: ogni specie di bontร , di giustizia e veritร . Quanto alle opere delle tenebre โ continua โ esse sono cosรฌ vergognose che chi le compie si nasconde, teme la luce e cerca istintivamente lโoscuritร .
LโApostolo suggerisce, infine, il modo per contrastare le opere malvagie: la denuncia aperta e decisa (v. 13). Le azioni vergognose devono essere condannate con fermezza; non si puรฒ cercare di giustificarle, di scusarle, di renderle in qualche modo accettabili. Il semplice fatto di chiamarle con il loro nome e non con circonlocuzioni equivoche, significa metterle allo scoperto, รจ come proiettare su di loro un fascio di luce che le priva della loro piรน valida protezione. Quando non cโรจ oscuritร , le opere malvagie vengono a trovarsi fuori dal loro ambiente vitale.
ร un richiamo al dovere di ogni cristiano di denunciare con coraggio ciรฒ che รจ disordine. Il pericolo di lasciarsi irretire in falsi ragionamenti, che portano a chiamare โbene il male e male il beneโ (Is 5,20), incombe sempre, anche sui cristiani.
Vangelo (Gv 9,1-41)
1 Passando vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: โRabbรฌ, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perchรฉ egli nascesse cieco?โ. 3 Rispose Gesรน: โNรฉ lui ha peccato nรฉ i suoi genitori, ma รจ cosรฌ perchรฉ si manifestassero in lui le opere di Dio. 4 Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finchรฉ รจ giorno; poi viene la notte, quando nessuno puรฒ piรน operare. 5 Finchรฉ sono nel mondo, sono la luce del mondoโ.
6 Detto questo sputรฒ per terra, fece del fango con la saliva, spalmรฒ il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: โVaโ a lavarti nella piscina di Sรฌloe (che significa Inviato)โ. Quegli andรฒ, si lavรฒ e tornรฒ che ci vedeva.
8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poichรฉ era un mendicante, dicevano: โNon รจ egli quello che stava seduto a chiedere lโelemosina?โ. 9 Alcuni dicevano: โ ร luiโ; altri dicevano: โNo, ma gli assomigliaโ. Ed egli diceva: โSono io!โ. 10 Allora gli chiesero: โCome dunque ti furono aperti gli occhi?โ. 11 Egli rispose: โQuellโuomo che si chiama Gesรน ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Vaโ a Sรฌloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vistaโ. 12 Gli dissero: โDovโรจ questo tale?โ. Rispose: โNon lo soโ.
13 Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era infatti sabato il giorno in cui Gesรน aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: โMi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedoโ. 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: โQuestโuomo non viene da Dio, perchรฉ non osserva il sabatoโ. Altri dicevano: โCome puรฒ un peccatore compiere tali prodigi?โ. E cโera dissenso tra di loro. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: โTu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?โ. Egli rispose: โ ร un profeta!โ.
18 Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finchรฉ non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: โ ร questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?โ. 20 I genitori risposero: โSappiamo che questo รจ il nostro figlio e che รจ nato cieco; 21 come poi ora ci veda, non lo sappiamo, nรฉ sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha lโetร , parlerร lui di se stessoโ. 22 Questo dissero i suoi genitori, perchรฉ avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano giร stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: โHa lโetร , chiedetelo a lui!โ.
24 Allora chiamarono di nuovo lโuomo che era stato cieco e gli dissero: โDaโ gloria a Dio! Noi sappiamo che questโuomo รจ un peccatoreโ. 25 Quegli rispose: โSe sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedoโ. 26 Allora gli dissero di nuovo: โChe cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?โ. 27 Rispose loro: โVe lโho giร detto e non mi avete ascoltato; perchรฉ volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?โ. 28 Allora lo insultarono e gli dissero: โTu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosรจ! 29 Noi sappiamo infatti che a Mosรจ ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove siaโ. 30 Rispose loro quellโuomo: โProprio questo รจ strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno รจ timorato di Dio e fa la sua volontร , egli lo ascolta. 32 Da che mondo รจ mondo, non sโรจ mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33 Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nullaโ. 34 Gli replicarono: โSei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?โ. E lo cacciarono fuori.
35 Gesรน seppe che lโavevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: โTu credi nel Figlio dellโuomo?โ. 36 Egli rispose: โE chi รจ, Signore, perchรฉ io creda in lui?โ. 37 Gli disse Gesรน: โTu lโhai visto: colui che parla con te รจ proprio luiโ. 38 Ed egli disse: โIo credo, Signore!โ. E gli si prostrรฒ innanzi. 39 Gesรน allora disse: โIo sono venuto in questo mondo per giudicare, perchรฉ coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechiโ. 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: โSiamo forse ciechi anche noi?โ. 41 Gesรน rispose loro: โSe foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimaneโ.
Fin dai primi tempi della Chiesa, il racconto del cieco nato viene proposto in Quaresima.
La ragione รจ facile da intuire: nella storia del cieco nato ogni cristiano puรฒ facilmente riconoscere la propria storia. Prima di incontrare Cristo era un cieco, poi il Maestro gli ha donato la vista, lo ha illuminato nellโacqua del fonte battesimale. Quando, dopo Costantino, si cominciarono a costruire i primi battisteri, si diede loro il nome di photistรฉria: luoghi dellโilluminazione.
Nel brano di oggi, Giovanni prende spunto da un episodio della vita di Gesรน e se ne serve per sviluppare il tema centrale del messaggio cristiano: la salvezza donata da Cristo.
Il linguaggio che impiega รจ quello biblico: la contrapposizione tenebre-luce. Nella Bibbia le tenebre hanno sempre una connotazione negativa, sono il simbolo del potere oscuro del male, della morte, della perdizione; la luce invece rappresenta lโorientamento verso Dio, la scelta del bene e della vita.
La guarigione del cieco nato รจ collocata nel contesto della festa delle capanne (Gv 7,2), la piรน popolare di tutte le feste giudaiche, tanto da essere chiamata semplicemente โla festaโ. Durava una settimana ed era caratterizzata da unโesplosione di gioia e dalle liturgie della luce e dellโacqua.
Sulla spianata del tempio, illuminata ogni notte da grandi fiaccole, cโera un pozzo cui si attingeva lโacqua per le libagioni. Ad esso veniva riferita la profezia di Isaia: โAttingerete con gioia alle sorgenti della salvezzaโ (Is 12,3). Nel secondo giorno della festa si celebrava il rito della โgioia del pozzoโ, con danze e canti. Gesรน attese โlโultimo giorno, il piรน solenne della festaโ per levarsi in piedi ed esclamare a gran voce: โSe qualcuno ha sete venga a me e beva chi crede in meโ (Gv 7,37). Fu durante questa festa della luce che egli proclamรฒ anche: โIo sono la luce del mondo; chi segue me non camminerร nelle tenebre, ma avrร la luce della vitaโ (Gv 8,12).
Per cogliere la densitร del messaggio del vangelo di oggi va tenuto presente questo contesto festivo e i riferimenti alla luce e allโacqua. Il cieco giungerร a vedere la luce soltanto dopo essersi lavato con lโacqua dellโInviato.
Divideremo il brano in sette parti, come se si trattasse di sette scene di unโopera teatrale.
La prima scena (vv. 1-5) si apre con un dialogo fra Gesรน e i discepoli. Il loro intervento รจ chiaramente un artificio letterario, mediante il quale si offre a Gesรน lโopportunitร di dare la chiave di lettura dellโepisodio. Se si riduce il brano a un reportage giornalistico, se non si coglie il simbolismo della guarigione del cieco nato, si perde il messaggio centrale: Gesรน โรจ la luce del mondoโ (vv. 4-5).
La domanda dei discepoli รจ forse anche la nostra: โCome mai questโuomo รจ nato cieco? Chi ha peccato: lui o i suoi genitori?โ (v. 2).
Al tempo di Gesรน si riteneva che, nella sua infinita giustizia, Dio premiasse i buoni e punisse i malvagi giร in questo mondo, in proporzione alle loro opere. Le disgrazie, le malattie, le sofferenze erano ritenute un castigo per i peccati.
Questa teologia โ dettata dalla logica e dai criteri umani โ non รจ mai stata facile da difendere. Giobbe la irrideva: โI malvagi prosperano, invecchiano, anzi, sono potenti e gagliardi. La loro prole prospera insieme con loroโฆ Finiscono nel benessere i loro giorni e muoiono tranquilliโ (Gb 21,7-8.13) e a chi gli obiettava: โDio serba per i loro figli il suo castigoโ, rispondeva: โMa la faccia pagare piuttosto a lui stesso, che sia lui a soffrire! Cosa glienโimporta infatti della sua famiglia quando il numero dei suoi giorni รจ finito?โ (Gb 21,19-21).
Malgrado queste inconfutabili ragioni, la teologia della โgiusta retribuzioneโ era accettata da tutti e, per spiegare la nascita di una persona disabile, si giungeva addirittura a supporre che avesse peccato nel grembo materno.
La posizione che Gesรน prende su questo argomento รจ chiara e illuminante: โNรฉ il cieco, nรฉ il suoi genitori hanno peccatoโ (v. 3). ร una bestemmia parlare di castighi di Dio, รจ un modo pagano di immaginarlo. Quando la Bibbia parla dei โcastighi di Dioโ impiega un linguaggio arcaico che non รจ piรน il nostro e con esso intende denunciare i disastri provocati dal peccato, non da Dio. Oggi รจ scorretto e deviante usare la metafora del โcastigo di Dioโ, senza chiarirne subito il significato.
Di fronte al male non ha senso chiedersi di chi รจ la colpa, lโunica cosa da fare รจ impegnarsi per eliminarlo, come Gesรน ha fatto.
โร cosรฌ โ dice Gesรน parlando del cieco โ perchรฉ in lui possano manifestarsi le opere di Dioโ (v. 3). Ogni evento รจ ambivalente. Siamo noi che abbiamo catalogato gli avvenimenti in buoni e cattivi, ma ognuno di loro puรฒ essere buono o cattivo. A seconda di come lo si vive, si tramuta in salvezza o segna una sconfitta.
Il cieco non ha colpa di essere nato cosรฌ.
Qui fa la sua comparsa il simbolismo giovanneo: la cecitร รจ la condizione nella quale lโuomo nasce. Non รจ colpa sua nรฉ degli altri. ร cieco e non ha nemmeno lโidea di che cosa sia la luce, tanto รจ vero che non gli passa neppure per la mente di chiedere a Gesรน di essere curato, รจ Gesรน che prende lโiniziativa di guarirlo e, con il suo gesto, mostra che la sua salvezza (la sua luce) รจ un dono completamente gratuito.
Dove cโรจ lui, cโรจ la luce, รจ giorno. Dove lui รจ assente, รจ notte fonda (v. 5).
Nella seconda scena (vv. 6-7) viene riferita, in modo estremamente sintetico, la guarigione del cieco. Il metodo impiegato ci risulta piuttosto strano: il fango, la salivaโฆ Gesรน si adegua alla mentalitร della gente del suo tempo che riteneva la saliva un concentrato dellโalito, dello spirito, della forza di una persona. In questo gesto โ compiuto altre volte da Gesรน (Mc 7,33; 8,23) โ cโรจ forse un riferimento alla creazione dellโuomo raccontata nel libro della Genesi (Gn 2,7). Lโevangelista vorrebbe cioรจ insinuare lโidea che dallโalito, dallo Spirito di Gesรน nasce lโuomo nuovo, illuminato.
Il cieco non ricupera immediatamente la vista, deve andare a lavarsi allโacqua di Siloe e Giovanni rileva che questo nome significa Inviato. Il riferimento a Gesรน โ lโinviato del Padre โ รจ esplicito: รจ la sua acqua, quella promessa alla samaritana, che cura la cecitร dellโuomo.
La terza scena introduce il primo degli interrogatori fatti al cieco (vv. 8-12).
Illuminato da Gesรน, รจ divenuto irriconoscibile, รจ cambiato completamente, tanto che i vicini, che per anni gli sono vissuti accanto, si chiedono: โMa รจ lui o non รจ lui?โ.
ร lโimmagine dellโuomo che, dal giorno in cui รจ divenuto discepolo, si รจ trasformato a tal punto da non sembrare piรน la stessa persona. Prima conduceva una vita corrotta, era intrattabile, egoista, avido, burbero, ora non piรน, รจ cambiato il suo modo di ragionare, di parlare, di giudicare, di valutare persone e avvenimenti, di affrontare i problemi, di reagire alle provocazioni. Lโacqua che รจ la parola di Cristo gli ha aperto gli occhi, gli ha fatto scoprire comโera priva di senso la vita che conduceva. Ha creato un uomo nuovo, illuminato.
Il cammino del discepolo verso la luce piena รจ perรฒ lungo e faticoso. Lโevangelista lo presenta con lโimmagine del cieco che comincia il suo percorso nel momento in cui incontra lโuomo Gesรน. โQuellโuomo che si chiama Gesรน โ dice โ ha fatto del fangoโ e a chi gli chiede: โDovโรจ questo tale?โ, risponde: โNon lo soโ. Confessa la propria ignoranza, riconosce di non sapere ancora nulla di lui.
Il punto di partenza del cammino spirituale del discepolo รจ la presa di coscienza di non conoscere Cristo e di sentire il bisogno di sapere qualcosa di piรน.
Nella quarta scena (vv. 13-17) intervengono le autoritร religiose che sottopongono il cieco a un secondo interrogatorio. Non si preoccupano di verificare ciรฒ che รจ accaduto. Hanno giร deciso che devono condannare Gesรน perchรฉ non corrisponde allโidea di uomo religioso che hanno in mente. Arrogandosi il diritto di parlare in nome di Dio, lo classificano fra i malvagi, fra i nemici del Signore in base a norme e a criteri da loro stabiliti.
Questa convinzione di essere nel giusto e di non aver bisogno di altra luce, il rifiuto di rimettere in causa le proprie certezze teologiche, li porta ad affermare altezzosi: โNoi sappiamo che questโuomo non viene da Dioโฆโ (v. 16). Sono ciechi, convinti di vederci.
La posizione assunta da questi farisei รจ un richiamo al pericolo che corre chiunque inizia a conoscere Cristo. Se rimane aggrappato alle proprie sicurezze e alle proprie convinzioni, se rifiuta caparbiamente ogni cambiamento, rimarrร schiavo della tenebra.
Il cieco, che รจ cosciente di โnon sapereโ, muove invece un secondo passo. Ai farisei che gli chiedono: โTu cosa dici di lui?โ, risponde: โร un profetaโ (v. 17). Prima pensava che fosse un semplice uomo, ora ha capito che รจ qualcosa di piรน, che รจ un gradino sopra: รจ un profeta.
La quinta scena (vv. 18-23) racconta un nuovo interrogatorio. Questa volta le autoritร chiamano in causa i genitori del cieco. Detengono il potere e non possono tollerare che qualcuno metta in causa le loro convinzioni e il loro prestigio. Chi osa opporsi deve essere tolto di mezzo. Sono cosรฌ potenti che perfino i genitori hanno paura di prendere posizione in favore del figlio.
ร la storia di chiunque viene illuminato da Cristo: non รจ piรน capito, viene abbandonato e a volte anche tradito dalle persone piรน care, da coloro da cui si sarebbe aspettato un incoraggiamento e un appoggio.
ร sempre difficile e rischioso schierarsi dalla parte della veritร : la paura di alienarsi lโamicizia della gente che conta o le simpatie di chi detiene il potere, induce spesso a omettere di intervenire quando si dovrebbe, provoca reticenze e silenzi colpevoli.
Nella sesta scena (vv. 24-34) le autoritร religiose chiamano di nuovo in causa il cieco.
Nelle sue risposte, nel suo atteggiamento si possono cogliere le caratteristiche che contraddistinguono chi รจ illuminato da Cristo.
โ ร anzitutto libero: non vende la propria testa a nessuno, dice quello che pensa. โร un profetaโ โ afferma, riferendosi a Gesรน โ e quando gli obiettano: โNoi sappiamo che questโuomo รจ un peccatoreโ, si permette addirittura di fare dellโironia: โSe sia un peccatore non lo so; una cosa so: che prima ero cieco e ora ci vedoโ e, subito dopo, ancor piรน graffiante, soggiunge: โร davvero strano che voi non sappiate di dove siaโฆโ.
โ ร coraggioso:rifiuta ogni forma di servilismo, non si lascia intimidire da coloro che, abusando del loro potere, insultano, minacciano, ricorrono alla violenza (vv. 24ss.).
โ ร sincero: non rinuncia a dire la veritร anche quando questa รจ scomoda o sgradita a chi sta in alto, a chi รจ abituato a ricevere solo approvazioni e applausi dagli adulatori.
โ ร semplice come una colomba, ma anche prudente.
Le autoritร tentano di intrappolarlo, costringendolo ad ammettere che si รจ schierato dalla parte di chi โnon osserva il sabatoโ, ma egli, con abilitร , si sottrae alla trappola: โVe lโho giร detto, perchรฉ volete udirlo di nuovo?โ e assesta una nuova stoccata ironica: โNon รจ che per caso volete diventare suoi discepoli?โ (v. 27).
โ Si mantiene in un costante atteggiamento di ricerca: sa di avere intravisto qualcosa, di aver colto una parte della veritร , ma รจ cosciente che molte cose ancora gli sfuggono. Le autoritร sono invece convinte di vedere giร chiaro, pensano di sapere tutto: โNoi sappiamo che questโuomo non viene da Dioโ (v. 16); โnoi sappiamo che รจ un peccatoreโ (v. 24); โnoi sappiamo che a Mosรจ ha parlato Dioโ (v. 29).
Colui che era cieco ha invece sempre riconosciuto il proprio limite: โDi dove sia questโuomo, non lo soโ (v. 12); โse sia un peccatore, non lo soโ (v. 25). Quando Gesรน gli chiederร se crede nel Figlio dellโuomo, egli risponderร : โChi รจ?โ, riconoscendo, ancora una volta, la propria ignoranza (v. 36).
โ Infine resiste alle pressioni e alla paura. Subisce violenza, ma non rinuncia alla luce ricevuta. Piuttosto che andare contro coscienza, preferisce essere cacciato fuori dellโistituzione (v. 34).
Nellโultima scena (vv. 35-41) ricompare Gesรน.
Tutto si รจ svolto come se egli non esistesse. Non รจ piรน intervenuto, ha lasciato che il cieco si destreggiasse da solo in mezzo alle difficoltร e ai conflitti.
Il discepolo illuminato non ha bisogno della presenza fisica del Maestro, gli basta la forza della sua luce per mantenersi saldo nella fede e fare scelte coerenti.
Alla fine Gesรน interviene e pronuncia la sua sentenza, lโunica che conta quando si tratta di decidere sulla riuscita o sul fallimento della vita di uomo. Dice: allโinizio cโera un uomo cieco e molti che ci vedevano; ora la situazione รจ capovolta, coloro che erano convinti di vedere, in realtร sono ciechi incurabili; invece colui che era cosciente della propria cecitร , ora ci vede.
Si noti come รจ stato chiamato Gesรน lungo il racconto: per le autoritร โ per i โvedentiโ โ egli รจ โquel taleโ, โquellโuomoโ, โcostuiโ; i capi non si degnano nemmeno di chiamarlo per nome; hanno occhi, ma non vogliono vedere chi egli sia.
Il cieco fa un percorso di fede che corrisponde a quello di ogni discepolo: allโinizio Gesรน รจ per lui un semplice โuomoโ (v. 11); poi diviene un โprofetaโ (v. 17); in seguito รจ un โuomo di Dioโ (v. 32-33); alla fine รจ il โSignoreโ (v. 38). Questโultimo titolo รจ il piรน importante, รจ quello con cui i cristiani proclamavano la loro fede. Prima di venire immerso nellโacqua del photistรฉrion, durante la solenne cerimonia della notte di Pasqua, ogni catecumeno dichiarava, davanti a tutta comunitร : โCredo che Gesรน รจ il Signoreโ. Da quel momento era accolto fra โgli illuminatiโ.